Nord e Sud - anno XIX - n. 149 - maggio 1972

A1.ichele Guerrieri rapine e qualche volta in private vendette. I fedeli al vecchio regime certo non vedevano male quei moti, per delittuosi che fossero. Nella sentenza emessa il 16 ottobre 1863 dalla sezione d'accusa del'la Corte d'Appello delle Puglie contro 118 imputati per brigantaggio di San Marco in Lamis, si legge: « Non è a dissimularsi che il disegno dei banditi, se non fu consigliato e provocato dai retrivi e clericali, doveva almeno riuscir loro gradito i1npercioché dal primo momento del felice riordinamento politico di queste nostre provincie, essi non si restarono di spargere voci e notizie sovversive, soffiando nei confessionali parole di scomunica ... Né l'invasione di San Marco né tutti gli altri fatti criminosi di sopra enunciati sarebbero avvenuti, o al più avrebbero avuto un ben diverso risultamento, se non vi fosse stato un accordo precedentemente stabilito tra i briganti ed i loro fautori e manutengoli ... ». Invece il Soccio in Unità e brigantaggio (Napoli 1969) ritiene che: « A parte il movente sociale, sempre presente, già cronico durante il passato regime e che qui spunta, anzi esplode clamorosamente ed emerge come fortemente istigatore; a parte l'endemica ignoranza del tempo borbonico e l'istigazione clericale e i fatti personali e la brama di sangue e di rapina dei briganti, lo scopo precipuo e non secondario parrebbe essere proprio quello politico ... Si tratta dunque, a parer nostro, di un ultimo scontro tra il vecchio e il nuovo, di un ultimo sussulto del popolo che si avvale, a sua volta, anch'esso dei briganti per manifestare e difendere tenacemente la sua radicata fede nel trono e nell'altare ». Tra questi bagliori di sangue e di ruberie sorse a San Marco in Lamis l'alba dell'unità italiana; ma la feudalità ed _il borbonismo vi avevano profonde radici. Infatti, come si legge ne L'Italia nel 1898 di Napoleone Colajanni, il consiglio comunale di San Marco in Lamis fece voti al governo perché venisse abolita la legge sull'istruzione obbligatoria. Le elezioni amministrative fatte a base di clientele, di favori piccoli e grandi, di promesse personali, arrivarono spesso al programma bruscamente prospettato dal Salvemini nel volume La piccola borghesia intellettuale: « togliersi un po' di fame sul bilancio comunale ». La città giace a valle, circondata da campi di relativa fertilità; la sua pianta fu premiata nel 1911 alla esposizione tenutasi in Ro!Ila in occasione del I cinquantenario della costituzione del regno. Tra i cimeli storici sono da ricordare le lapidi murarie nell'atrio del palazzo comunale, attestanti la sollecitudine delle persone da cui San Marco in Lamis fu governata ed enunciati le immunità ed i privilegi riconfermati il 22 giugno 1550 agli uomini del suo feudo dall'abate Vincenzo Carafa; le due campane della chiesa delle Grazie, che si crede appartenessero alla distrutta 100

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