Nord e Sud - anno XIX - n. 149 - maggio 1972

Passato e presente di un comune meridionale irresistibilmente fattiva, l'humus in cui profondono le radici i grandi spiriti direttivi, restano fissi, chiusi, inaccessibili, irriducibili ». Ma prescindendo dalla discussione se ciò sia stato un bene o un male, il peggio si è che la cosiddetta questione demaniale, « la lebbra », come la chiamò l'on. Oliva, « la piaga sempre aperta nel Mezzogiorno », come la definì l'on. Villari, non fu risolta. Il Vocino ne Lo sperone d'Italia (Roma 1914) scriveva: « Non è qui certo il caso di soffermarsi sulla vessata questione. Però ci sia lecito almeno concludere col voto, già da tanti espresso, che essa cioè sia, nel Gargano come in tutto il Mezzogiorno, comunque risoluta al più presto ». La forza dei baroni, anche prima che il soffio rivoluzionario di Francia spezzasse definitivan1ente l'ormai decrepita potenza feudale, ebbe il suo fatale tracollo per l'accorta politica di Carlo di Borbone. È ben vero che i feudatari locali si erano mantenuti lontani dai loro feudi, dove era sorta e si era sviluppata, come nota Giustino Fortunato ne Il Mezzogiorno e lo Stato italiano (Bari 1911), quella borghesia rurale, grossa e minuta, che ha saputo ben fare le veci dei baroni nello smungere e nel tener soggetta la plebe. Così venne a formarsi a San Marco in Lamis, come nella maggior parte delle piccole città meridionali, quel caratteristico ambiente in cui ebbe vita speciale la rivoluzione prima ed il brigantaggio poi, ambiente tra il patriarcale ed il medioevale, materiato di volenza e di generosità, di superstizione e di ribellione, nato e sviluppatosi nell'ignoranza, segregato com'era, e com'è in parte tuttora, dalle potenti leve della civiltà moderna. In questo ambiente ebbero violenta, più che illuminata, ripercussione i moti repubblicani del 1799 e quelli carbonari del 1820 : così tra le ansie dei liberali e la feroce repressione passarono anche quegli anni per San Marco in Lamis. I gloriosi avanzi del '20 e della vendita carbonara « Giove tonante » tenevano vivo il sentimento della libertà, mentre le file dei liberali venivano ingrossate da contadini e professionisti presi dagli entusiasmi cospiratori dei nuovi tempi e soprattutto dal miraggio di spartizione delle terre demaniali. Il 21 ottobre 1860, giorno del plebiscito, i sammarchesi disertarono le urne per non suffragare col loro voto l'unificazione d'Italia; il plebiscito ebbe luogo il 28 ottobre seguente e così anche a San Marco in. Lamis fu solennemente piantato l'albero della libertà. Il 2 giugno 1861 San Marco in Lamis fu occupata dai briganti capitanati da Del Sambro, Nardella e Villani. Il brigantaggio non fu veramente politico; dal rivolgimento politico traeva soltanto il pretesto. Le gesta dei briganti consistevano più che altro in grassaz1on1, ricatti, 99

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