Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

Croce tra fascismo e antifascismo certe spinte che altre sollecitazioni, e come sarebbero state eventualmente composte le une e le altre. Per cui, presentarci tout court un. Croce patrocinatore di tendenze autoritarie, come ha sostenuto più di qualche studioso, o suggeritore di temi essenzialmente democratici, come hanno affermato altri, ci sembra voler forzare il quadro complessivo di un itinerario che rimase carico di implicazioni contraddittorie. Proprio nel caso di Croce, la dimensione interpretativa unilaterale, subordinata a considerazioni pratico-politiche più o meno attuali, stona moltissimo. Nei confronti poi di quelle correnti e di quegli uomini che ad esse facevano capo, correnti ed uomini che contestavano il nostro tracciato riformistico sia da destra che da sinistra, anche in questo caso, ripetiamo, la lezione del Croce è ambivalente. Prezzolini, Papini, l\1ussolini, Renato Serra, chi in un modo chi in un altro, si irrobustiscono con gli stimoli fatti circolare dal Croce, e, con loro, tanti altri giovani intellettuali. Però, mentre molti scolari del Croce cadono nel messianismo, doloroso e profondamente espiatore, come nel caso di Serra, inconoclasta, impegnato o istrionico, come in altri itinerari, Croce rimane ancorato a radicate certezze, sullo sfondo di un sano empirismo illuministico che né Bergson, né Sorel, né altri riescono a scalfire. Anche su tale terreno la distinzione salva Croce dagli impeti ruggenti e lo preserva, con il distacco necessario, per i successivi impegni della vita. Preparatore di fermenti autoritari, maestro di personaggi dall'itinerario tormentato, prima libertario, poi liberticida? Anche in questo caso è estremamente tendenzioso, di una tendenziosità a tratti quasi ovvia, ingabbiare Croce secondo moduli di valutazione prefabbricati. Un rilievo possiamo formulare: Croce non è il primo intellettuale che, nel tentativo di approfondire speculativamente il significato dell'esperienza umana, aperta a tutte le dilatazioni possibili, è costretto a scontare anche le delusioni di questa ricerca a tratti impeccabile. Sono i risultati di quelle che Vita-Finzi ha serenamente valutato come le delusioni della libertà 44 • Ciò non toglie che la differenza fondamentale tra Croce e i suoi giovani discepoli, fedeli ai suoi richiami soreliani, consista in un dato essenziale. Mentre gli allievi sono in qualche modo sensibili alle profonde trasformazioni strutturali che scuotono l'immediato periodo prebellico. e, sulla base di impeti titanici, si costruiscono una psicologia di attacco, di un messinianesimo beHicista, che difficilmente rimane in equilibrio, se non trova contatti con la nuova realtà i~ movimento, Croce rimane 44 Cfr. PAOLOVITA-FINZI, Le delusioni della libertà, Firenze, 1961, pagg. 141-179. 97

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