Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

Manlio Di Lalla complessa fase di trasformazione strutturale, si tesero in diversa misura le sollecitazioni crociane. Sul terreno squisitamente politico, Croce, pur cogliendone i ben individuabili limiti nella disorganicità, auspicava tuttavia una compenetrazione delle tendenze, secondo un ordine razionale. Il richiamo al partito degli « uomini di buona volontà», se corrispondeva in un certo senso a quello che era allora l'ideale dell'uomo d'ordine, era tuttavia per lui un monito al nostro riformismo, di incanalarsi secondo i binari di graduale razionalità. Sul piano culturale, le sollecitazioni crociane nei riguardi del riformismo del primo quindicennio del secolo furono contraddittorie. Da una parte, i fermenti che Croce fece circolare, soprattutto se si ha riguardo ai nomi che abbiamo ricordato e che erano destinati a influire sulla sua concezione del mondo, non potevano non minare le fragili motivazioni culturali del nostro riformismo. Dall'altro lato però, il senso della distinzione, che fu sempre fortissimo nel Croce, l'ancoraggio razionale della migliore estrazione illuministica, gli impedirono le crociate globali, i salti escatologici. Come doveva ben scrivere Carlo Antoni 41 , la distinzione crociana evitava ogni consacrazione etica della forza, e quindi - aggiungiamo noi - Croce rimase estraneo alle lusinghe dei vari impegni globali che successivamente delizieranno le scelte politiche e molti itinerari dei « chierici ». In altri termini, la sua stessa costruzione speculativa, con la dialettica dei distinti, se dava fuoco alle polveri, contribuiva successivamente a spegnere quello stesso fuoco, per evitare che un incendio di portata apocalittica distruggesse tutto. In tal modo, il nostro riformismo veniva .ad essere scosso, ma non demolito del tutto. La visione crociana, più etico-patriottica che eticoautoritaria, per dirla con Sartori 42 , con il culto della comunità da preservare, delle memorie da custodire 43 , era un antidoto per tutte le spinte centrifughe che Croce stesso aveva fatto circolare e che miravano a far saltare del tutto il nostro tracciato riformistico. Ciò non toglie che il senso della lezione dei Croce nei confronti del futuro della nostra democrazia liberale fosse ambivalente; dipendeva molto d:a come, in prosieguo cli tempo, sarebbero state utilizzate sia 41 Cfr. CARLO ANIONI, Commento a Croce, cap. XV, Etica e politica, pagg. 201-202, Neri Pozza Eritore, 1955. 42 Cfr. GIOVANNI SARTORI, La teoria dello Stato in Benedetto Croce, in « Studi politici», 2, 1957, pag. 162. 43 Scrive ancora ROBERTO MAZZETTI, a proposito del culto delle memorie dello storicismo crociano: « In questo senso, la prospettiva storicistica è una prospettiva di comprensione pietosa soprattutto per i morti, e in particolare, per i grandi spiriti, morti e non morti, cioè per gli eletti prin1a di tutto della propria gente; è una tendenza a scegliere e a privilegiare il passato sul futuro ». Op. cit., pag. 54. 96

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