Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

Croce tra fascismo e antifascismo sizioni di Croce e di Gentile, partecipò la gran parte degli studiosi più autorevoli del tempo. Però, già in tale campo, erano diverse le posizioni di Croce e di Gentile. Mentre quest'ultimo, nell'attacco a fondo contro il pluralismo agnostico di estrazione positivistica, coinvolgeva nella stroncatura gran parte del periodo postunitario, e nel nome della religione dell'unità dello spirito che sottintendeva lo Stato etico, sezionava il nostro Risorgimento nella parte buona e in quella cattiva, Croce invocava un ideale operoso e dimesso, l'ideale delle nostre generazioni che avevano preparato il ~oto unitario. E, senza bandire un'eticità assorbente, egli si augurava che si ritornasse poco alla volta al culto di quegli ideali. Uno degli strumenti indispensabili per il richiamo al passato, inquadrato nell'ambito di uno storicismo operoso anche se non aggressivo, era il rinnovamento della scuola. Ecco dunque il mondo giolittiano, che pure piaceva a Croce nei suoi metodi, essere messo sotto accusa in un contenuto sostanziale, quello della scuola. Ma quest'accusa ne implicava ovvian1ente delle altre, che se pur non riguardavano i metodi empirici di Giolitti, così ricchi di duttilità, si riferivano tuttavia ad altri contenuti di. siffatti metodi. Croce guardava con distacco, congiunto spesso a disgusto, gli ideali umanitari che caratterizzavano tanta parte del clima giolittiano. Per il pensatore, quegli ideali, così carichi di insipidezze, di astrazioni intellettualistiche di pessimo conio, erano l'antitesi di uno storicismo robusto, di un'operosa e asciutta visione della vita; erano il prodotto di una malintesa concezione dei diritti naturali, di un giusnaturalismo che, a suo avviso, finiva per svilire le coscienze. Di qui la sua polemica proprio di quegli anni, forten1ente antigiusnaturalistica, in nome di un operoso diritto storico contro l'esangue diritto naturale. Ma questa polemica antigiusnaturalistica del Croce, i suoi attacchi contro i diversi tipi di pluralismo umanitario, finivano per essere estesi alle varie gradazioni di riformismo esistenti all'interno del mondo giolittiano. Croce, in questo campo, pur non chiamando mai le cose con il proprio nome, finì per investirle dall'interno con una critica tanto più corrosiva di quella di molti altri idealisti che avevano preso di petto le ultime edizioni del liberalismo, quanto più formale era l'ossequio verso di esse. S'intende che attacchi diretti ad un certo modo di funzionare della prassi liberale, per lo meno nella sua totalità, non ve ne furono. Da questo punto di vista, Croce si mantenne assai distante dalle critiche di un Guido de Ruggiero o di un Mario Missiroli. Tuttavia, cos'era quella sua richiesta di un'organica unità sociale che dovesse essere alla base di un assetto polit_ico rinnovato, quel cogliere continuamente i li93

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==