Manlio Di Lalla vava? E perché la pos1z1one avversa di Croce nei riguardi del riformismo socialista, mentre per il volontarismo idealista mussoliniano il pensatore manifestava un chiaro apprezzamento, ·come ha giustamente sostenuto Michele Abbate? La simpatia di Croce per Giolitti altro non era che la simpatia del pensatore per il tranquillo mondo degli ottimati, che gli ricordava in qualche modo la sua diletta democrazia tedesca e la vecchia Destra storica. Il procedere cautamente evolutivo di Giolitti, quella sua « calma visione delle cose » 39 , come pure è stato detto, quel considerare gli interessi politici in termini di forza da parte di Giolitti, indubbiamente tutto ciò piaceva a Croce. Un altro motivo essenziale della predilezione crociana per Giolitti era dovuto al fatto che questi era alieno dal considerare i problemi politici in termini rigidamente dottrinari. Il metodo giolittiano corrispondeva, in altri termini, con il suo empirismo, al modo di approccio del Croce nei confronti del n1ondo della politica, vista come un complesso caleidoscopio d'interessi contrastanti. Ma se a Croce potevano piacere quei metodi, non incontrava invece la sua approvazjone la multiforme materia che quei metodi erano costretti a manovrare. Una materia fatta di umanitarismo melenso ed insipido, di pluralismo disordinato che si risolveva nell'agnosticismo inconcludente, di scarso o nessun rispetto per le n1emorie del passato. In questo caso, non erano i metodi giolittiani a costituire il bersaglio crociano ma, ripetiamo, l'oggetto di tali metodi, anche se alla fine la democrazia giolittiana nel suo complesso doveva essere investita, direttamente o indirettamente, dalla sostanza della· sua polemica. Anzitutto, per quel che riguarda il culto delle memorie del passato, Croce vedeva o critiche aspre e stroncatorie (sia da parte nazionalista che da parte socialista), oppure un esangue agnosticismo di estrazione radical-positivistica. Egli non poteva ammettere che il Risorgimento e il Post-risorgimento venissero messi sotto processo, in modo spesso stroncatorio. Né, tanto meno, poteva consentire che i governi demo-liberali del primo quindicennio del secolo rimanessero passivi di fronte allo stillicidio altrui, coprendosi dietro l'usbergo del pluralismo agnostico. Era la scuola neutra, erano i principi che la ispiravano, il male della società liberale del tempo. E Croce, con Genti]e, condusse un'accanita battaglia contro tale tipo di scuola. La polen1ica neoidealistica per il rinnovamento della scuola, con Croce e Gentile in testa, fu indubbiamente al centro del rinnovamento culturale, e a tale polemica, sulle po39 Cfr. NINO VALERI, Da Giolitti a Mussolini, pag. 14. 92
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