Manlio Di Lalla borghesi. Non c'è dubbio che Croce, le cui esigenze di razionalità lo accompagneranno per tutta la vita, fu un illuminista,. come indagatore e sistematico ordinatore del mondo delle esperienze umane. È difficile contestargli questo particolare connotato 1netodologico. Orbene, la necessità di approfondire la ragione storica implicava necessariamente una ricognizione attenta di quei motivi illuministi che servissero a una tale difficile opera di speculazione. Per cui il liberalismo della Destra storica, quel liberalismo nutrito di filosofia dialettica tedesca, aveva, nella interpretazione di Croce, delle cadenze di un illuminismo moderno. Alla cupa teocrazia laica di qualche pensatore della Destra, con il suo monismo indifferenziato, Croce contrapponeva, con la sua propensione per le distinzioni, una razionalità composta e pulita. A Bertrando Spaventa egli rispose con il modello del fratello Silvio, il cui liberalismo, come fluida relazione di concetti, pur essendo l'emanazione di un fresco storicismo dialettico, era un approfondimento di determinati motivi illuministi. Per cui la Destra storica fu rivissuta con una sensibilità tipicamente britannica, in cui lezione di Locke e di Hume era sottesa ma pur sempre tenuta presente. Questo spiega il Croce storicista dialettico convinto, ma nel contesto di un sano empirismo illuministico. E quest'angolazione solida chiarisce la doppia e complessa propensione crociana sia per i vitalisti romantici della « Voce », nella misura in cui il loro vitalismo fu parziale positività, sia per i problemisti di quella stessa rivista, e ce ne furono molti, per i quali egli fu maestro di metodologia. Quest'approccio crociano, per così dire illuministico, nei confronti della Destra storica ci chiarisce anche la particolare posizione politica del Croce nel primo quindicennio postbellico. Croce, com'è noto, definendosi un liberale per temperamento, non si era preoccupato di chiarire speculativamente quelle che potevano essere, di volta in volta, singole valutazioni di eventi politici o di determinati momenti storici. Il problema dei valori era, ripetiamo, semplicemente sotteso, e definito nella ·sua Filosofia della pratica. Eppure, il particolare richiamo che il pensatore andava maturando di un certo tipo di Destra storica introduceva necessariamente la discussione sul concetto e sulla funzione dello Stato. Croce si trovava di fronte agli hegeliani di Napoli, e al più illustre di essi, quel Bertrando Spaventa teorizzatore del concetto di Stato etico, guida indiscussa delle coscienze. Era una posizione di teocrazia laica, che postulava una religione filosofica così integralista. da patrocinare quella che Croce definirà più tardi una « concezione governativa della morale». Alludendo ai suoi epigoni contemporanei, il pensatore si ri90
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