Croce tra fascismo e antifascismo Conviene, a questo punto, intendersi. Che Croce rivolgesse i suoi strali contro le insipidezze giusnaturalistiche e contro la ragione matematica e astratta, è fuori discussione: tali strali, ripetiamo, costituiscono uno dei suoi connotati costanti. Ma lo si può, con questo, accusare di antiilluminismo integrale? In realtà, nella temperie culturale in cui si formò e testimoniò il primo Croce, vi furono senz'altro due tipi di illuminismo. Vi era quell'illuminismo che pianificava i valori, e finiva per svolgere un utile supporto del positivismo; era un illuminismo inteso più che altro come evoluzione, legato al facile mito della prosperità della società borghese, un mito destinato ad essere sn1entito presto dai fatti. Esso era in un certo senso il trionfo della ragione astratta ed antistorica, che costituiva uno dei facili presupposti del positivismo inteso come religione. Contro questo tipo di illuminismo Croce ritenne senz'altro di reagire; egli sentiva di essere un pensatore borghese troppo scaltrito per accettare, con le sue pretese di razionalità integrale, la religione del progresso. Sapeva che l'ancora della felicità borghese, con i suoi codicilli intellettualistici, non sempre era una bussola d'orientamento. Per questo motivo, Croce ritenne di rispondere, nel nome della fluidità della vita, a una ragione illuministica cristallizzata. Come aveva respinto il provvidenzialismo hegeliano, in quello che vi era di metastorico, nel nome di un approdo più terreno, così non poteva accettare un positivismo illuminista evoluzionista. · Certamente, come ha scritto Caiumi 35 , « il positivismo di un Lombroso e di un Ardigò poteva essere gretto, il socialismo di un Enrico Ferri buffonesco; però essi partivano da presupposti 'laici' indispensabili in un paese da poco riunito in Nazione e per lunghi secoli dominato dalla Chiesa di Roma ». Se questo rilievo è esatto, bisogna tuttavia chiedersi fino a qual punto tale laicismo, che Caiumi ha definito sostanzialmente miope, sostenesse un discorso di rinnovamento liberale, e non esprimesse invece un progressivo esaurimento di quelle che erano state un tempo le potenzialià di una delle componenti della borghesia italiana. Non c'è dubbio che Croce propendesse per la seconda ipotesi. Il secondo tipo di illuminismo che circolò nel clima culturale dominato da Croce non era così manifesto come il primo, ma rispondeva più che altro ad un particolare grado di sensibilità, ad uno sforzo razionale di inquadrare con gioiosa serenità la realtà. Esso era sostanzialmente un metodo felice di approccio e non una sistematica provvidenzialistica come l'illuminismo di marca positivistica, aggressivo polo delle illusioni 35 Cfr. A. CAIUMI, Benedetto Croce precursore del fascismo, cit., pag. 328. 89
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