Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

Manlio Di Lalla richiamava a Silvio Spaventa e a Francesco de Sanctis. A parte le diverse implicazioni sulla concezione dello Stato che il richiamo di Croce e Gentile sottintendevano, è chiara comunque ·una considerazione. Il liberalismo della Destra storica era un modello a cui entrambi gli studiosi si rifacevano, un modello a cui essi an1avano riandare come monito per il presente e, ancor più, come guida per il futuro 32 • Per cui l'antiliberalismo di Croce che, secondo alcuni studiosi, costituiva la sua bussola nel primo quindicennio del secolo, mostrava chiaramente la corda alla luce di una siffatta propensione. È vero che la sua nostalgia per un liberalismo da ottimati era evidente; tuttavia è difficile accusare tout court di antiliberalismo il nostro pensatore, considerando certe simpatie storiche estremamente esplicite. Pur avendo una grande ammirazione per gli scrittori della Restaurazione, Croce non spinse mai fino in fondo la polemica, tanto da coinvolgere nella condanna oltre che la democrazia, il liberalismo, come invece avevano fatto sempre tali scrittori. Da questo punto di vista, non c'è nulla che possa avvicinare Croce a de Maistre. Per cui non è accettabile l'affermazione di Roberto Mazzetti allorché scrive: « Ma Croce e Gentile sono d'accordo su un piano più profondo: quello del rifiuto radicale di ogni democrazia e liberalismo, fondati sul razionalismo francese e anglo-americano teorizzatore di pretesi diritti naturali dell'individuo singolo» 33 • Su tale punto conviene, a nostro avviso, distinguere bene i piani, perché, proprio sul nodo complesso dell'illuminismo, le critiche sul presunto antiliberalismo del Croce sono state maggiori. Si è parlato infatti spesso di speculazione crociana essenzialmente antiilluministica. Così Bobbio, nello studio da noi citato sul significato del liberalismo crociano, ha parlato di antiilluminismo e di antigiusnaturalismo del pensatore 34 • 32 A proposito della concordanza tra Croce e Gentile nel riaggancio al passato, ha scritto ROBERTO MAZZETTI: « Dove Gentile e Croce, invece, sono pienamente d'accordo è nel valutare la centralità della destra storica nel condurre e nell'avviare su un alto piano etico-politico la vita unitaria del nuovo Stato italiano. Ma, mentre Gentile è tutto intento a rivalutare la filosofia di Bertrando Spaventa, il Croce è tutto intento a esaltare il pensiero estetico del de Sanctis come l'opera ed il pensare etico-politico di Silvio Spaventa, di cui raccoglie ed illustra gli scritti nel 1910 in un volume intitolato: La politica della destra». Quale umanesimo, cit., Il fascismo di Gentile, il fascismo senza camicia nera di Croce e il « suo » antifascismo, pag. 53. 33 Ibidem, pag. 53. ·34 Ha affermato infatti NORBERTO BoBBIO: « Croce avversò e derise per tutta la vita quel moto dì pensiero da cui la teoria dello stato liberale era sorta: il giusnaturalismo, che egli accomunò nell'avversione all'illuminismo, tutto in blocco concepito e condannato come espressione della mentaìità settecentesca contrapposta alla più matura 1nentalità storica ottocentesca, come razionalismo astratto contrapposto a razionalismo concreto». Benedetto Croce e il liberalismo, cit., pag. 244. 88

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