Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

Croce tra fascismo e antifascismo crociano 28 • Il filosofo, pur tenendo ben ferma la distinzione tra morale e politica, aveva sempre chiara la prospettiva dei loro rapporti e reciproci condizionamenti. Per cui la sua polemica contro il moralismo faceva da contrappeso a quella contro l'eccesso di attivismo; ma era soprattutto sui contenuti portati avanti da quest'ultimo che dovevano maturare non pochi dissensi. Era sulla testimonianza dei Papini e dei Prezzolini che il Croce iniziava ad avere non poche perplessità. Cosa c'era alla base di una querelle sempre sottesa, ma mai aperta ed aspra? C'era la diversa valutazione proprio su quella che avrebbe dovuto essere la funzione dell'uomo. · Cerchiamo di esemplificare al massimo. Per Benedetto Croce, e per l'idealismo meridionale in genere 29 , nell'uomo si risolveva la storia dell'umanità, ed esso era considerato come concretezza universale, espressione conseguente dell'io trascendentale. Per i pragmatisti fiorentini, la rifinitura psicologica, ancorata alla certezza fisica, in altri termini, l'empirismo psicologistico alla Williams J ames, aveva radici comuni con l'ottica positivistica. Sia per Croce che per i pragmatisti l'uomo era rischio assoluto e possibilità indetern1inata. Tuttavia, mentre per il filosofo dei distinti l'uomo, pur nella sua azione dilatante, conservava un'intima e sofferta armonia per il fluire in esso delle forme dello spirito, per i pragmatisti alla Papini e alla Prezzolini ricerca e rischio, per il substrato naturalistico a cui finivano per ancorarli, si trasformavano in un eccesso di intimismo psicologistico, in giochi introspettivi, e quindi in moto perpetuo, in titanismo tra il mistico ed il meccanicistico. Quali dovevano essere in concreto i risultati di questa diversa concezione dell'uomo, proprio sulla base di stimoli di vari autori come Bergson, Sorel, Nietzsche che Croce aveva fatto circolare, e di cui la scapigliatura fiorentina si era impadronita? Il vitalismo psicologistico doveva radicalizzare in senso attivistico le prospettive, e doveva portare, in ogni campo, a una dinamica supremazia del momento politico. Sorel, Bergson, Nietzsche, con i loro richiami, ciascuno da un proprio punto di vista, a una concezione titanica della vita, lungi dall'essere semplici strumenti di introspezione intimista, finiron<? per costituire poli continui di dina28 Sui rapporti tra il vitalismo prezzoliniano e la matrice sindacalista cfr. MANLIO DI LALLA, Risorgimento, fascismo, Italia oggi, pag. 157. 29 Ha scritto ancora EUGENIO GARIN: « Nota comune dei movimenti fin qui ricordati fu senza dubbio la convergenza dell'attenzione di tutti sull'uomo, sulla sua attività esaminata nella concretezza del suo dispiegarsi. Ma mentre l'idealismo meridionale, d'origine hegeliana, dicendo uomo intendeva, di quest'uomo, il pensiero, la mente, i concetti universali, e quindi nella storia dell'umanità risolveva la concretezza dell'uomo; già i pragmatisti fiorentini che, pur non accorgendosene, avevano radici comuni con i positivisti, per uomo concreto intendevano la sua determinatezza psicologica, legata al substrato fisico». Cronache, cit., pag. 53. 85

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