Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

Manlio Di Lalla tore non mancò di farlo notare, con paternalistica discrezione, a1 suoi amici della « Voce ». Non ci sembra tuttavia esatta ì'affermàzione del Thayer allorché ha scritto che: « l'influenza del Croce sul gruppo redazionale della 'Voce ' durò pochissimo. Nell'l l gli eventi del campo politico favorirono di nuovo la prima tendenza ad evadere dalla realtà. La guerra libica e l'eccitazione che essa causò non possono essere dissociate dalla nuova ondata irrazionalistica sfociata infine nell'idealismo militante di Gentile e Prezzolini, appena qualcosa di più, questo nuovo idealismo, della vecchia zuppa leonardiana, riscaldata e servita a un pubblico fatto più attento dalla novità della guerra» 25 • In primo luogo Gentile e Prezzolini vengono accomunati tout court, senza un minimo di distinzione articolata della loro funzione nella cultura italiana, che pure fu essenziale su piani diversi 26 • Poi - ed è questa la cosa più importante - le influenze psicologiche e culturali difficilmente possono cessare con la scadenza di un evento preciso. Che la guerra di Libia sollecitasse certe corde emotive di qualche intellettuale della «Voce», come è il caso del Prezzolini, questo fatto - ripetiamo - non ci deve far semplificare le prospettive culturali. Ora, non c'è dubbio che, malgrado dissonanze di tono e di contenuti, il condizionamento crociano sui diversi filoni culturali che confluiscono nella « Voce » sia stato evidente, oltre la guerra di Libia, ancora per alcuni anni. E quando si sottolinea un tale condizionamento, bisogna riferirsi a due componenti fondamentali che costituiscono la misura psicologica e culturale della rivista: la componente che aveva come. sua pregiudiziale un moralismo assoluto, e l'altra, dei neomachiavellici, ancorata a un grado massimo di politicità 27 • Certamente, vi era nella Filosofia della pratica del Croce una complessità tale di stimoli da venire incontro all'una e all'altra componente. Tuttavia, il pensatore, alieno da posizioni estremistiche sia nel campo della morale che in quello della politica, sottolineava, nell'uno e nell'altro caso, il puritanesimo rigido che viziava entrambe le angolazioni della « Voce ». Se Amendola e Salven1ini con la loro idea troppo manichea di giustizia non lo soddisfacevano, lo stesso praticismo prezzoliniano, che aveva acquisito la lezione sindacalista, forniva in qualche modo la misura di un vitalismo attivistico, e finiva per urtare il senso dell'equilibrio 2s L'Italia e la grande guerra, cit., pag. 639. 26 Tra l'idealismo militante di Prezzolini e ì'attualismo di Giovanni Gentile v1 sono differenze di clima culturale, di sensibilità e di interpretazione storica. 27 Cfr. JoHN THAYER, op. cit., pag. 640. 84

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==