Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

Croce tra fascismo e antifascismo del clima culturale. L'allargare i dissensi tra il Croce e i giovani lettera ti del « Leonardo », come spesso si è fatto successivamente per ragioni non del tutto distaccate, non contribuisce molto al chiarimento di certi nodi. Con « La Voce», le sane tendenze concretiste della cultura italiana che con l'esperienza della rivista trionfarono, piacquero molto al Croce. Lo studioso vide finalmente realizzato, con una certa armonia, l'incontro tra la sobrietà del ricercare operoso e !'·appassionamento per la vita, in tutte le sue manifestazioni. La discussione approfondita di alcuni problemi concreti della società italiana, con il dibattito a più voci cui essa diede luogo, coinvolse lo stesso Croce che collaborò alla rivista con numerosi articoli. In ogni caso, piacque oltremodo al filosofo la circolazione di molti temi ed umori che egli aveva suggerito, attraverso il richiamo costante a Machiavelli, a Bergson, a Sorel e, perché no, agli stessi Marx ed Hegel 24 • Quella mediazione sia pure eclettica tra esigenze realistiche e necessità di un robusto idealismo realizzata dalla «Voce», il Croce la riconobbe come oltremodo vicina alle sue posizioni, e, anzi, come momento importante del lungo processo di rinno-• vamento a cui la predicazione crociana aveva dato luogo. Certamente, nuoceva alla compostezza della rivista un idealismo militante troppo marcato, che poteva sconfinare o nell'astratta pedagogia o nel confuso panlogismo di derivazione accentuatamente hegeliana. Così come una certa impostazione prevalentemente giornalistica di alcun temi, con l'inevitabile confusione che essa implicava, costituiva un altro limite della rivista. L'idealismo militante ed il disordine congeniale alla « Voce », con la tendenza spesso manifesta alle astrazioni falsamente unitarie in cui il senso stesso della ricerca veniva a svilirsi, non potevano a distanza non turbare il gusto delle distinzioni del Croce. Ed il pensa24 A proposito dei rapporti tra la « Critica» di Croce e la «Voce», ha scritto acutamente EUGENIO GARIN: « Ciò che accomunò provvisoriamente la rivolta della rivista napoletana e la scapigliatura dei fiorentini, fu la difesa delle dimensioni dell'uomo, della vita spirituale, dell'iniziativa umana. Anche se il sottinteso era, fin da allora, profondamente diverso, il nemic9 per il momento era lo stesso: una posizione che poggiava sull'idea di strutture rigide del reale, che lo costringesser0 in una fissità definita per sempre e da sempre ... Poco importa quello che poi divennero i rivoluzionari d'allora. È un fatto - ha scritto ancora il Garin - e ne va dato loro meritato riconoscimento, che essi si resero conto che era in discussione· un'antica visione della realtà: che ciò che era messo in forse non era tanto un determinato filosofo o una scuola di filosofia, ma la filosofia stessa, e cioè il classico modo di concepire tutto il reale e tutti i suoi problemi. Di qui quel quasi frenetico battere a tutte le porte più impensate, dall'idealismo magico agli inesplorati e avventurosi lidi della metapsichica. I nomi invocati restano indicazioni preziose, dai romantici tedeschi a Nietzsch~, da Kierkegaard a Dostojevskij. Cronache, cit., pagg. 22-23. 83

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