Croce tra fascismo e antifascismo ste nei rapporti tra Croce e quelle che con molta disinvoltura vengono definite le tendenze paganeggianti della cultura italiana. In altri terrnini, il prirno nodo si riferisce ai rapporti tra il pensatore napoletano e quei suoi scolari che hanno ritenuto di assimilare da lui la lezione sul realismo in politica, su un sano machiavellismo, come sui fermenti soreliani e bergsoniani. Il secondo nodo, collegato intin1amente al primo, e che è uno dei n1omenti centrali della speculazione crociana del primo quindicennio del secolo, è dato dalle sue riflessioni sull'illuminismo come coscienza critica di un'epoca. Si tratta cioè di verificare se la lezione antigiusnaturalistica del Croce, irrobustita con la mediazione di quegli autori da noi citati e che il filosofo fece circolare, possa conciliarsi con alcune implicazioni illuministiche, nonostante i suoi sarcasmi verso la ragione astratta e matematica. Il tema fondamentale, proprio ai fini del rapporto di Croce con il fascismo e con l'antifascismo. Il terzo nodo, che è conseguente ai primi due, si riferisce alla posizione del pensatore nei riguardi dello Stato e dei partiti politici. Sul tema soprattutto dello Stato si sconterà il realismo antigiusnaturalista del Croce. E si potranno delineare con una certa chiarezza, nell'arco del primo quindicennio del secolo, i suoi rilievi peculiari, sostanzialmente diversi da quelli di Gentile che, sul problema del rinnovamento dello Stato, aveva centrato gran parte della sua speculazione. Quindi, per tornare alla prima valutazione di Abbate, Croce, nel nome di una sana ripresa borghese, reagi contro il cosiddetto « sensualismo misticheggiante» permeato di cattolicesimo ateo e di paganesin10. Giampiero Carocci, per il primo nodo, doveva a sua volta scrivere: « I grandi rinnovatori del pensiero europeo di fine secolo (Croce, Freud, Max Weber, Durkheim, Mosca, gli stessi Sorel e Pareto) miravano anch'essi a ritrovare una più profonda razionalità. A questo mirò in Italia soprattutto Benedetto Croce. Ma, co1ne hanno osservato sia Garin che Stuart Hughes, i discepoli - o quelli che, almeno in un primo te1npo, si dissero tali - i divulgatori, inso1nma i minori, andarono man mano deformando il pensiero dei grandi » 21 • E, quanto al nodo dell'illuminismo, ha aggiunto significativamente Carocci: « La polemica antipositivistica che stava alla base del rinnovamento culturale voleva essere, nei suoi grandi rappresentanti, un modo di approfondire i valori creati dall'illuminismo. Ma siccome quella polen1ica criticava anche gli aspetti. di origine illuministica del positivismo, essa venne intesa dai minori come polemica contro l'illuminismo stesso» 22 • Orbene, dal momento che i discepoli d_iCroce, secondo i suddetti 21 Giolitti e l'età giolittiana, cit., Cultura e ideologia antigiolittiana, pag. 112. 22 Ibidem, pag. 113. · 81
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