Manlio Di Lalla finosofo napoletano. Non c'è dubbio infatti che Croce, insieme con altri autorevoli pensatori, con i pensatori della generazione degli anni 90, partecipasse a quel generale movimento di resa dei conti nei confronti del 1narxismo che coinvolse le più fervide intelligenze europee 16 • In un modo o nell'altro, per una soluzione o per un'altra, Croce finì sempre per ritrovarsi di fronte implicazioni suggerite dalla sua iniziale dimestichezza con Marx 17 • Il Marx crociano, mediato dal realismo desanctisiano, doveva sollecitare Croce ad occuparsi di Hegel e di Machiavelli. Intendiamoci: egli era stato antihegeliano sul piano metafisico negli anni della sua giovanile maturazione, come ci ha ·spiegato lui. stesso nello scritto prima citato. La morale herbartiana e la carica deontologica del marxismo umanistico di Labriola aveva lasciato profonde tracce. Tuttavia, la lezione dialettica di Marx, quella robustezza di visione storica che Croce aveva mutuato indirettamente dal taglio asciutto del suo pensiero, lo avvicinarono a Hegel con spregiudicatezza e con avvedutezza al tempo stesso. L'hegelismo contribuì a dare una calda intelaiatura concettuale al suo pensiero. E non c'è dubbio che la filosofia dello spirito di Croce, con i suoi quattro volumi dell'Estetica, della Logica, della Filosofia della pratica e dei saggi finali sulla storiografia, abbiano mutuato da Hegel la struttura fondamentale. Tuttavia Croce, come non aveva ceduto alle seduzioni marxiste, così non si arrese alle lusinghe estremamente seducenti dell'hegelismo. Egli volle dare alla sua filosofia dello spirito una struttura concettuale estremamente elastica, conscio come era della rigidità razionalistica del sistema hegeliano. La dialettica dei distinti aveva per lui il vantaggio di preservare continua1nente la fluidità delle forme dello spirito, in una continua compenetrazione con le varie manifestazioni dell'esperienza umana. A differenza di Hegel, che cristallizzava i dati della dialettica, Croce ebbe la costante preoccupazione di renderli estremamente mobili e di collegarli indefi_nitamente al perenne fluire della vita. Questa riforma crociana della dialettica hegeliana doveva portare a un risultato fondamentale. Mentre Hegel ipostatizzava la filosofia come il regno dello spirito assoluto, Croce, con i suoi distinti, faceva scendere a terra la filosofia, trasformandola in metodologia della storia. Quest'ultima diventava quindi il supre1no regno dello spirito. Le conseguenze 16 Sulla revisione critica del marxismo da parte degli intellettuali della generazione degli anni 90, cfr. Coscienza e società, cit., La critica del marx.ismo, pagg. 72-108. 17 Sull'esperienza marxista di Croce cfr. anche ROBERTOMAZZETTI, Quale umanesimo? (Ipotesi su Croce, Gentile, Ugo Spirito, Mussolini), Accordi e disaccordi di Croce e Gentile a proposito di Marx, pagg. 15-18, Armando editore, Roma, 1966. 76
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