Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

Croce tra fascismo e antif ascis,no stematico raccoglitore delle pagine del filosofo, qualche volta interprete acuto di esse, sottolineò l'ascendenza spirituale degli illuministi inglesi, pur dando la sua importanza a Hegel e a Francesco de Sanctis 6 • Deista quindi, filopositivista, metodologo dei fatti, ammiratore dell'empirismo liberale inglese, oppure antipositivista e antiilluminista, cultore appassionato dello storicismo tedesco, ecco il primo interrogativo che si presenta all'interprete che sia attento a certi testi come ad altri. Il secondo tema che è stato oggetto di dispute continue, e che tutt'oggi alimenta il dibattito storico, riguarda la posizione di Croce nei confronti del Risorgimento e del periodo postunitario. Mentre i protagonisti militanti dell'antifascismo critico, fossero essi Gramsci o intellettuali borghesi come Gobetti e Dorso, svalutarono gran parte dell'esperienza unitaria e postunitaria, presentandola come l'incubatrice diretta dell'autoritarismo fascista, Croce viceversa esaltò sia le memorie del nostro Risorgimento che la tranquilla operosità del Post-risorgimento. Lo storico napoletano, nostalgico, per profonde affinità elettive, del periodo postunitario, quando subentrò l'aspra polemica con il fascismo, si considerò e fu considerato come il più illustre rappresentante dell'antifascismo prefascista. All'interpretazione del fascismo come « rivelazione » del sottofondo tumultuoso della storia del nostro paese, teorizzata dagli interpreti più significativi dell'antifascismo postfascista, Croce rispose, nel corso del tempo, con la nota tesi del fascismo come « malattia morale». E si trovò così in polemica sia con gli intellettuali che appoggiarono il fascismo, e che lo rappresentarono talvolta in termini di rottura con il passato e tal'altra in tern1ini di continuità con la parte positiva e statalista del nostro processo unitario 7 , sia con gli intellettuali dell'antifascismo postfascista o con i teorici dello storicismo afascista. Nasceva quindi una questione fondamentale. Il problema della « malattia morale » come poteva collocarsi nel quadro dell'articolato provvidenzialismo storicistico crociano? Non era possibile che la grossa querelle sulla malattia morale sottintendesse delle crepe nella compatta razionalità della costruzione crociana? Croce, com'è noto, si tormento nell'ultima parte della sua vita, durante la sua ferma opposizione al fascismo, su tale tema. E il recupero del mondo dei valori costituì la risposta a questo problema. Ciò non to-. 6 Cfr. di GIOVANNI CASTELLANO, Benedetto Croce, il filosofo, il critico, lo storico, pagg. 68-69, Napoli, Ricciardi, 1924. 7 La polemica centrale del Croce contro i fautori del fascismo come continuità statalista e positiva di quella parte <lel Risorgimento rimasta incompiuta lo impegnerà, in fasi alterne, lungo l'arco dell'intero ventennio fascista. 71

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