Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

Croce tra fascismo e antifascismo di Manlio Di Lalla (*) SAGGI La posizione di Benedetto Croce nella con1plessa vicenda dell'antifascismo «borghese» è assolutamente peculiare. Eugenio Garin ha scritto: « abbiamo visto spiegare tutto Croce attraverso una costante reazione antipositivistica, alimentata da una pretesa vena ininterrotta di hegelismo napoletano. Altri, al contrario, hanno parlato di un costante e profondo 'positivismo '; ed altri, infine, sedotti da esigenze agiografi.che, e colpiti dalla con1plessità di una posizione originale, sono venuti presentando una specie di partenogenesi per cui il Croce, senza dover nulla a nessuno, Hegel o Marx o de Sanctis che fosse, avrebbe cavato tutto da sé, come il famoso ragno di baconiana memoria » 1 • Il giudizio di Garin coglie in linea di massima nel segno, e anche se non definisce tutta la complessità, talvolta contraddittoria, delle interpretazioni sul Croce, ne indica la portata e la direzione. Basti portare nel primo caso l'esempio della posizione di Bobbio e di Carocci. Norberto Bobbio, dopo una lunga analisi del liberalismo crociano, affermava con tutta tranquillità che i padri spirituali del Croce erano tutt'altro che liberali 2 • Lungi dal rifarsi agli illuministi inglesi, il Croce prendeva lezione da Machiavelli, da Marx, da Nietzsche, o era stimolato da Sorel. Croce, vittima della reazione antipositivistica, lo era anche di quella antigiusnaturahstica e antiilluministica. Come già gli hegeliani di ·:. Dopo avere pubblicato, nel numero di febbraio, la recensione di Federico de Aloysio al libro di Vittorio Stella, Il giudizio su Croce, ci sembra interessante proporre all'attenzione dei lettori questo saggio inviatoci da Manlio Di Lalla. 1 Cfr. Cronache di filosofia italiana, vol. I, pagg. 184-185. 2 Ha scritto infatti NORBERTO BoBBIO: « In realtà, la formazione culturale del· Croce era avvenuta interamente al di fuori della· tradizione del pensiero liberale. È un fatto piuttosto sconcertante, e come tale merita qualche commento, che colui che sarebbe diventato un coraggioso paladino della libertà e sec0ndo alcuni un insuperato teorico del liberalismo, non abbia mai dimostrato nel periodo della sua formazione interesse per la storia del liberalismo, anzi abbia mostrato forte attra• zione per gli scrittori estranei a quella storia o addirittura illiberali». Cfr. Benedetto Croce e il liberalismo, pagg. 239-240,in Politica e cultura, Einaudi, Torino, 1955. 69

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