Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

Editoriale Sembra che ora con1incino a manifestarsi molti ripensamenti autocritici e ci auguriamo che essi non siano suggeriti dalla contingenza elettorale, ma dalla lezione delle cose. N ai non pretendiamo che coloro sui quali si sono n1.aggiormente incentrate le nostre critiche durante gli ultimi anni ci dicano adesso che avevamo ragione; ma ci rallegreremmo se, da oggi in poi, quanti fino a ieri avevano sottovalutato le nostre preoccupazioni si facessero carico dei problemi che abbiamo sollevato in questo triennio, e che sono innanzitutto problemi di priorità e di compatibilità; e se essi facessero proprie talune delle indicazioni che, ai fini di una ripresa della produzione e degli investùnenti, del risanan1ento finanziario e di una diversa e migliore qualificazione sociale e civile dello sviluppo economico, avevan10 cercato di far valere su questa rivista già dal 1968, se non da prima. La verità è che tutte le forze di ispirazione democratica, qualunque sia il responso del 7 maggio, debbono riconoscere l'esigenza che i contenuti della politica di governo non siano strumentalizzati in funzione delle fonnule di schieramento, ma che siano gli schieramenti a formarsi e a saldarsi in funzione di ragionevoli e razionali accordi sui contenuti dei programmi di partito e di governo. Si deve dire a questo proposito che i socialisti non possono pretendere di imporre agli altri partiti democratici un patteggiamento con i comunisti, patteggiamento che fra l'altro farebbe venir meno lo stimolo a quel generale confronto sui problemi di una moderna società industriale che le forze della sinistra non hanno ancora saputo avviare, se non appunto in termini di « patteggianiento », con l'opposizione comunista. Se gli « equilibri più avanzati » significassero questo, il discorso con i socialisti rischierebbe di chiudersi: perché la sfida al comunismo non può comunque prescindere da una molto diversa valutazione dei problemi di sicurezza internazionale del nostro paese. Il discorso con i socialisti, invece, si potrebbe avviare ad un chiarimento, se agli « equilibri più avanzati » - interpretati in maniera inaccettabile dall'on. Mancini e in maniera discutibile dall' on. De Martino (che negli ultimi tempi ci è parso più cauto e sfumato di Mancini) - si potesse attribuire il significato che ad essi ha attrib_uito l'on. Mariotti nella sua recente intervista al «Mondo »: riforn1.e che, incidendo sulle strutture economiche e sociali, correggano vecchi squilibri e consentano di creare nuovi equilibri, fra Nord e Sud, fra redditi dell'industria e redditi dell'agricoltura, fra consumi individuali e consu111.isociali; riforme che contribuiscano per la loro parte all' au,nento dei rit1ni e dei tassi di sviluppo economico; rifanne non viziate da inquinanienti corporativistici e da degenerazioni massin1alistiche; riform.e attuate nel quadro di una rigorosamente concordata politica di prio_rità e di 'co111patibilità. Tanto più che Mariotti ha 5

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