Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

Angerio Filangieri forze di lavoro del luogo, e di aprire un vasto campo di attività al gusto di architetti e di artigiani. 11. Conclusioni. Se i presupposti economici, sociali e culturali del problema che abbiamo esaminato sembrano piuttosto chiari, non altrettanto semplici si presentano gli strumenti per porre in essere una politica in tal senso. Non ci nascondiamo che in Italia la fame di case conseguente alla guerra, alla natali,tà, all'urbanizzazione hanno generato un settore edilizio economicamente molto forte e nello stesso tempo incapace di percepire quelle esigenze qualitative che viceversa preoccupano noi. Inutile dunque attendere che il solo sistema economico lasciato a se stesso si renda interprete attraverso il mercato fondiario di un meccanismo in cui l'utile dei singoli non si identifica con l'utile della collettività, l'utile del presente non si identifica con quello del futuro, le istanze della cultura non hanno forza per competere con quelle economiche a medio e breve termine. Nondimeno, nella misura in cui queste tre parziali divergenze non sussistono, è possibile che il paese esprima delle preferenze che rivalutino sul mercato l'edilizia antica e facciano rispettare una solida normativa di protezione urbanistico-artistica. Ed è entro questi limiti che ci si può avvalere di quelle forze economico-sociali in grado di collaborare a stabilire l'equilibrio voluto. Riassumendo quanto abbiamo detto, ci sembra che le politiche da avviare possano essere le seguenti: in campo territoriale, la comprensorizzazione degli abitati dell'interno attorno a dei nuclei industriali; la polarizzazione della nuova rete stradale in relazione a tali nuove strutture. In campo economico, il finanziamento delle infrastrutture civili nei centri rimasti « vitali »; l'incentivazione del riattamento dell'edilizia antica nei predetti centri. In campo urbanistico-culturale, l'adozione di una rigida disciplina protettiva per i centri antichi; il finanziamento delle principali opere di restauro di essi. Mentre i primi interventi, quelli territoriali, non sollevano grandi preoccupazioni (sia perché possono trovare una propria logica economica interna, sia perché concettualmente sono già presenti nello Schema di assetto territoriale della Campania), le maggiori difficoltà si intravedono nel far funzionare una regolamentazione che potremmo definire « urbanistico-culturale » nei singoli centri, in una materia cioè ove i comuni reclamano a gran voce una completa autonomia. In tal senso è indispensabile che la politica economica (ossia il fi66

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