Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

I centri antichi della Campania quei «nuclei» in cui le sarebbe dato di raggiungere le sue dimensioni tecnologiche. 3. Centri antichi e città nuove. Anche se oggi i convertiti al decentramento regionale sono molto più numerosi che non alcuni anni or sono, potrebbe da alcuni prospettarsi una soluzione differente da quella che abbiamo proposta all'inizio di questo scritto: ossia di lasciare al loro destino gli abitati antichi ed edificare ex novo i necessari quartieri residenziali attorno ai progettati nuclei industriali dell'interno. Diciamo subito che questa soluzione ci sembra da scartare, non solo perché i centri antichi vanno salvati alla cultura del nostro paese, ma perché non vediamo quali, tra le forze in gioco nella nostra economia, potrebbero darci della buona architettura e della sana urbanistica nuova, in sostituzione di quella cui darebbero un facile colpo di grazia. I modi con cui tanti centri campani - da Nocera a Sala Consilina, da Montecorvino Rovella a Torre Annunziata - hanno dimostrato di adoperare la tecnica edilizia n1oderna, lasciano molto scettici su quel che potrebbero essere delle New towns nella nostra regione. La dimora, assieme all'ambiente urbano di cui fa parte ed all'ambiente naturale che questo dovrebbe circondare, è un fattore di estrema importanza per la formazione dell'individuo e per la distensione della sua n1ente, soprattutto per chi molte ore al giorno deve trascorrere in ambienti squallidi ed in occupazioni monotone, e dunque va guardata come un mezzo di evasione per l'individuo e non come un ulteriore strumento per il suo asservimento ai dettami dell'efficienza economica. Contro questa indesiderabile soluzione si pone quella di conserv~re vitali i centri antichi. I pregi di questi abitati vanno ricercati non solo in quei valori di emergenza topografica, di esposizione, e di salubrità dell'aria difficilmente ritrovabili in nuove eventuali localizzazioni di fondovalle, ove magari stagnino nebbia e fumi di industrie, n1a soprattutto in due elementi di ordine psicologico. Il primo è che essi sono sorti e cresciuti_ a « scala umana» e non « scala tecnica», ossia che dànno, a chi vi abita, la costante sensazione che ogni elemento costruttivo corrisponde ad un'esigenza sentita da un singolo ed alla S(?luzione - sempre varia da un caso all'altro - che egli vi ha trovato. Ogni portale, ogni scalinata, ogni finestra aperta su una diversa visuale, è la proiezione dell'inventiva e degli sforzi di un artigiano, quando non di un artis,ta, se pur modesto. 55

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