Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

I centri antichi della Campania La seconda è una attenta e costante azione di protezione dei centri antichi e del loro ambiente. Infine la terza è una politica di orientamento di una parte dell'attività edilizia verso la riqualificazione dell'edilizia tradizionale, da attuarsi col riportare questi interventi nell'area di convenienza dei privati per quanto riguarda le abitazioni, e di sopportabilità da parte dei comuni per quanto riguarda le opere infrastrutturali. 2, La correzione degli squilibri regionali. Gli inconvenienti degli squilibri regionali si manifestano solo in parte attraverso gli elevatissimi costi sostenuti per le nuove urbanizzazioni e attraverso le disfunzioni dei grossi centri urbani, ma rhnangono, per il rimanente, occultati in una crescente inefficienza del sistema regionale, avvertita da tutti, ma il cui costo non è facilmente valutabile. Il proble1na è ovviamente troppo complesso per ammettere un solo rimedio. Tuttavia uno dei principali - ed è quello che ci prepariamo ad esaminare - consiste appunto nel riportare certi agenti dello sviluppo economico in quei territori interni che in conseguenza della crisi dell'agricoltura e dell'esodo verso le città, hanno perso una ragione di vita. Ciò significa colmare con attività extra agricole il vuoto lasciato da quelle agricole abbandonate, e colmarlo in modi tali da rispettare quella soglia minima di « densità demografica territoriale» al di sotto della quale una struttura sociale in forme civili non si presenta realizzabile. Poiché, in prima approssimazione, tale soglia non si discosta nella Campania interna dai 60-80 abitanti per Kmq., e poiché le esigenze di una nuova agricoltura razionalizzata e ristretta alle aree più fertili non giustificano la presenza di più di 20 o 30 abitanti per Kmq., il divario da colmare è dato appunto dalla differenza fra questi due valori. In un mio precedente scritto 1 tentai di esporre come questo obiettivo potesse probabilmente ottenersi più spesso di quanto non si sospetti, agendo sui rapporti strutturali che già legano, o potrebbero le~ gare, in queste zone il sistema degli insediamenti ed il sistema delle attività produttive. Data ormai per acquisita la possibilità di con1unicazioni rapide, e considerando d'altronde che anche nelle moderne conurbazioni è inevitabile un certo sacrificio di tempo per gli spostamenti fra luoghi di residenza e zone di lavoro, non deve più spaventare il ricercare una situazione degli ormai perduti equilibri di piena (?CCupazione locali, con analoghi equilibri allargati a scala di zona integrata. 1 In « Nord e Sud», n. 176 (1969). 53

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