Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

Giornale a più voci • biellini scrittore che rivelano si può dire a ogni pagina il pathos e la passione umana ed esistenziale sottesa alla sua pur così rigorosa meditazione. In tal senso il capitolo « Le culture che muoiono » è quello in cui maggiormente scoperto, addolorato e preoccupato si riconosce il tutto moderno umanesimo che ha spinto l'autore alle più varie e diligenti inchieste per dimostrare ciò che l'uomo di oggi sta distruggendo di sé stesso a sé stesso. La lucidità di Barbiellini gli fa comprendere la difficoltà su due fronti di questa sua battaglia: il fronte di quelli per cui la conservazione è veramente maschera reazionaria del « riproporre lo zodiaco di scarsità, di paura e di servitù dentro il quale nacquero tante parole e tante abitudini... cumulo negativo della storia non a sufficienza liquidato», e il fronte di coloro che non intendono « la differenza fra la ricchezza modernissima delle tradizioni popolari e i segni vecchi, amari, dell'oppressione economica ... A li jnfatuati, ai verbosi, agli uomini televisivi ai manipolatori ideologici è difficile dedicare l'attenzione dovuta ad una ricchezza popolare di i1nn1agini, di fede e di sorgivo collegamento con la libertà e con la giustizia». In questo capitolo, come nel seguente che è intitolato alle « manovre dell'ecologia », la parte teoretica del libro mostra i suoi supporti e vorrei dire le sue occasioni appoggiate sulla realtà sociologica, urbana e rurale, del nostro tempo, nel quale « la morte dell'uomo contemplativo può essere ricostruita nel laboratorio di audiologia, documentata all'anagrafe religiosa, convalidata nel gabinetto di psicologia>>. Inchieste condotte da Barbiellini una dopo l'altra e reiterate sulla pagina che più di una volta diventa testimonianza poetica, comunque sempre eloquente, di quel processo di difettività (appunto il minusvalore: « ogni giorno di più mi scopro difettivo ») che fin dall'epigrafe del volume il verso di Montale icasticamente affermava. « Sono andato a parlare con gli ultimi sopravvissuti abitatori di una incredibile condizione di vita contemplativa, a visitare isole impossibili fatte di meditazione, di silenzio, di studio, di lavoro e di preghiera, alla periferia del nostro tempo. Sono esempi solitari e forse irripetibili: ma appartengono alla nostra cultura, e stringe il cuore vederli scomparire ... Queste esangui culture che muoiono di freddo, di televisione e di emigrazione in fondo alle valli non sono soltanto farfalle rare, curiosità di collezionisti. Hanno dentro una costanza, una capacità morale e una forza di meditazione che è un peccato perdere, che meriterebbero di essere recuperate contro la nostra fretta di venire tutti stampati in serie... I marxisti dimostrano che la tradizione popolare pativa per un rapporto egemone, instaurato dalle -classi dominanti. E vero ... ma sradicamento, ritmo innaturale della città, catena di montaggio e ossessione di falsi bisogni imposti dal classismo industriale stanno invece rubando con la seconda mano ai più poveri ciò che avaramente era stato ridistribuito con la· prima mano ... Il progresso poteva, potrebbe essere diverso». La framn1entarietà delle citazioni - ristrette d'altronde a un unico tema e capitolo nell'ampio tessuto ideologico e culturale dell'opera - non induca a equivoci di 'facile conservatorismo, o estetismo, o antistoricismo. Se la storia post factum è sempre quale doveva essere, quella in fieri può essere 27

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