GIORNALE A PIU' VOCI Il tempo contato Il ritardo con cui ci occuprnmo ~ brevemente, ed in forma di testimonianza più che di analisi critica, per il carattere tra filosofico e sociologico del libro, che richiederebbe pertanto il più competente approccio di un « addetto ai lavori » - del saggio di Gaspare Barbiellini Amidei, Il niinusvalore, uscito da qualche mese presso Rizzoli, ci consente di registrare, all'inizio di queste righe, la vastità e la vivezza di interessi e reazioni da esso suscitate, il che avviene non di frequente, almeno in Italia, per opere così indipendenti pur nell'attualità delle tesi. Il tentativo di recuperare il marxismo non come filosofia della prassi, discutibile e, possiamo ben dire, smitizzata da troppa storia recente, ma come metodologia filosofi.ca e quasi fondamento di una metafisica dei costumi, doveva necessariamente provocare gli interventi reattivi sia della destra che della sinistra culturale, nonché da parte cattolica la ripresa di alcuni temi tipici di questi anni, quali il rapporto tra cristianesimo e socialismo. Ma, ripetiamo, non su questo ci proponiamo di soffermarci, limitandoci preliminarmente a spiegare, per chi non avesse preso visione delle moltissime recensioni già apparse, il significato del termine che dà il titolo al libro e ad uno dei saggi o capitoli che lo compongono. Barbiellini ha coniato il vocabolo in netta correlazione e opposizione al concetto marxiano di plusvalore; e se quest'ultimo significava quel margine di lavoro e guadagno che il capitale rubava secondo Marx ad ogni lavoratore, il minusvalore è ciò che ci toglie, o almeno ciò a cui ci riduce l'attuale organizzazione tecnologica e consumistica, in cui e per cui è H lavoratore a produrre a sé stesso una diminuzione di libertà e individualità, un depauperamento spirituale, attraverso l'inquinamento, la rovina ecologica, l'esplosione demografi.ca, la massificazione, il livellamento linguistico, la rapina edilizia, la distruzione delle tradizioni e della solitudine. Su questo concetto di base, enunciato nel saggio finale ma fortemente sotteso nei cinque che lo precedono, l'indagine del processo che dal marxismo ha portato alla scuola di Francoforte e a Marcuse, e l'ipotesi utopistica - del cui carattere Barbiellini è ben conscio - che l'ultima proposta rivoluzionaria, quella maoista, potrebbe suggerire col suo rendere l'uomo al contempo produttore e partecipe della comune gioia di produrre (in una parola, disalienandolo) e contemplatore di sé stesso e della società che va costruendo, costituiscono la linea di forza del libro. Ma più che su questo piano ideologico, già da altri messo in rilievo e chiarito con maggior competenza e ricchezza di analisi di quella a noi consentita, vogliamo sottolineare la qualità letteraria dell'opera, le doti del Bar26
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