Il mito liceale del diluvio di Roberto Berardi Anche quest'anno la contestazione studentesca ha travagliato numerose scuole secondarie di secondo grado: licei, istituti magistrali, professionali, artistici. Continuando nell'evoluzione già iniziatasi nel 1970-71, le agitazioni hanno assunto forme meno clamorose, si sono svolte più all'interno che all'esterno degli edifici scolastici. Vi sono stati meno cortei, meno « occupazioni », meno « scioperi », e più « assemblee permanenti », « collettivi » e simili. La contestazione è stata insomma meno appariscente, meno avvertita dal gran pubblico, n1a non per questo meno intensa, meno paralizzante dell'attività didattica. Tuttavia i giornali se ne sono occupati meno che negli anni scorsi. E si capisce. Uno sciopero col picchettaggio degli ingressi e magari qualche tafferuglio, un corteo per le vie del centro con sit-in davanti alla prefettura o al provveditorato, un'occupazione con striscioni alle finestre fanno notizia molto più che un'agitazione anche cronica, la quale si mantenga però nel chiuso degli edifici e delle aule. Ma non è questo il solo motivo per cui i grandi organi d'informazione oggi trascurano la contestazione studentesca nelle scuole secondarie, e se ne occupano solo qùando assume occasionalmente forme vistose e pubblicitarie, come fu il caso del « Castelnuovo » o delle aggressioni, gravissime ma sporadiche, contro presidi e professori. In realtà questo è il quinto anno che la contestazione giovanile si è estesa dalle università ai licei (le prime avvisaglie si ebbero nel 1967-68): non è più una novità. Si è per così dire diffusa una sorta di assuefazione, per cui si finisce col considerare un fatto naturale che le scuole secondarie abbiano vita travagliata almeno neila prin1a n1età dell'anno scolastico. Le agitazioni dell'autunno sono divenute una consuetudine anche in istituti che nel resto dell'anno sono calmi. In quelli « caldi » è ritenuta normale un'effervescenza ( si fa per dire) che duri da ottobre a febbraio. Si accetta insomma una periodicità stagionale, come per il maltempo che ci affligge nell'autunno e nell'inverno, e verso il quale l'atteggiamento più ragionevole è aspettare che passi. Solo l'avvicinarsi degli scrutini di giugno sembra ricondurre dappertutto al lavoro le masse studentesche. 14
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