Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

Una dichiarazione di fallimento zioni esaminate da Bobbio: ad ogni modo, questo non cambia le cose. Per cui diamo per scontato che, come Gentile, anche Croce sia stato uua delle cause della « sfortuna» di Cattaneo, visto che, secondo Bobbio, Croce avrebbe soltanto riecheggiato, contribuendo così a tramandarlo, il giudizio di Gentile. Veniamo però alla « fortuna » di Cattaneo: qui il discorso diventa assai più interessante, in quanto proprio Bobbio ci dice che la posterità intellettuale dj Cattaneo può essere individuata nei nomi di Einaudi, Salvemini e Gobetti. Non ci pare sia poco: si tratta di tre nomi fra i più prestigiosi della cultura italiana del Novecento; se essi furono - e su questo non ci sono dubbi, dopo le lucide pagine di Bobbio al proposito - veramente dei « cattaneani », allora tutto il discorso sulla «sfortuna» di Cattaneo andrebbe rivisto, dal momento che la sua presenza è stata viva e operante se i principi etico-politici che lo ispiravano sono stati recepiti da studiosi della statura dei tre sopra nominati. Ma Bobbio aggiunge qualche altra cosa e non di scarso interesse: dice infatti che Salvemini e Einaudi, avendo creduto « in una politica ragionevole per uomini razionali », non potevano, così come era successo a Cattaneo, che restare « degli isolati »; in quanto a Gobetti, questi, dice ancora Bobbio, « fu il prototipo dell'eretico, tanto da fare coscientemente dell'eresia il necessario fermento di una storia di servi contenti o di ribelli disperati, come quella italiana». Se ciò sia vero non vogliamo qui discutere: è comunque assai probabile che lo sia; ma ciò non toglie affatto - anzi lo conferma - che Cattaneo abbia avuto la sua parte, e non insignificante, nella storia della nostra vita civile, se la sua sollecitazione è stata raccolta da studiosi della levatura di Einaudi, Salvemini, Gobetti, senza dei quali la nostra cultura sarebbe stata ancora piu povera. A questo punto è evidente che il discorso vada spostato non più sulla fortuna o sfortuna di Cattaneo, bensì sulla sfortuna che la filosofia « civile » ha nel nostro paese. Per cui è legittima la seguente domanda: perché la cultura italiana non ha recepito l'istanza di Cattaneo, e poi quella di Gobetti, di Einaudi e di Salvemini? A chi farebbe capo questa congiura del silenzio intorno a quelli che Bobbio - e noi con lui - ritiene fra i migliori momenti della tradizione culturale italiana? Da quanto abbiamo detto sopra intorno alla « sfortuna » di Cattaneo (ed è per questo che abbiamo voluto prendere le mosse proprio dà questo problema) è chiaro che Norberto Bobbio ha pronta la sua rispo_sta: naturalmente a Gentile e soprattutto a 11

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