Girolamo Cotroneo appunto Norberto Bobbio, stia al fondo della crisi attuale, questo è davvero assai discutibile. Ma prima di affrontare questo problema; torniamo a Cattaneo. Bobbio è certamente un'autorità, la maggiore oggi in Italia, sul fondatore del « Politecnico »: per cui non è facile contraddire ciò che egli scrive. Da parte nostra sottoscriveremmo senz'altro gran parte della sua interpretazione cattaneana. C'è tuttavia qualcosa che non ci persuade riguardo la« sfortuna » di Cattaneo in Italia, che Bobbio attribuisce in certa misura anche alla prima versione italiana del marxismo, quella di Antonio Labriola, che escludeva dalla propria orbita, « non diversamente da quel che avrebbero fatto idealismo e irrazionalismo », il pensiero di Cattaneo; ma la vera sfortuna di Cattaneo sarebbe avvenuta a opera soprattutto di Gentile e di Croce. Ed è su questo che riteniamo di dovere discutere: il che poi servirà a chiarire anche l'altro problema, quello del fallimento culturale. Lasciamo stare Gentile: non era un filosofo che potesse « intendere » o « intendersi » con Cattaneo. Inoltre, nonostante Bobbio sostenga che « l'informazione » di Gentile su Cattaneo era « larga » (più larga di quella di Croce), dallo se.ritto del 1921 non ci sembra che il giudizio gentiliano andasse oltre le idee espresse da Cattaneo nel celebre Invito alli amatori della filosofia, sul quale era fondata tutta la critica di Gentile. Inoltre, pretendere che quest'ultimo aderisse toto corde alle idee di Cattaneo, lui che partiva da tutt'altre premesse, è una maniera alquanto fuorviante di impostare il problema. Comunque sia, lasciamo perdere Gentile. Saremmo però più cauti con Croce: il quale era anche lui per mentalità assai lontano da Cattaneo, ma, sul piano della filosofia « civile », non ci pare avesse molto da invidiargli (contrariamente a Gentile, assai lontano anche su questo terreno). Ma Bobbio, nonostante conosca e dimostri di apprezzare gli studi di Ferruccio Focher su questo tema, ne accomuna l'interpretazione a quella di Gentile (come del resto aveva già fatto in un saggio del 1955, che ci pare sia sfuggito all'attenzione di Bobbio, Enzo Tagliacozzo, scrivendo che Croce e Gentile « pur facendo rispettosi inchini a Cattaneo, si affrettarono a relegarlo in soffitta e ne parlarono il meno possibile », in quanto « essi non amavano ciò che soprattutto piaceva a Cattaneo, l'indirizzo positivo degli studi, le ricerche di sociologia, l'interesse per la storia universale, per la tecnica, il suo ricollegarsi all'empirismo ed allo sperimentalismo delle scienze naturali»). Come si diceva, dunque, saremmo molto più cauti nell'accostare le due interpreta10
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