Manlio Di Lalla sciana - si veda l'analisi già ricordata dell'Abbate - che alle posizioni di radicale negazione di ogni implicazione del crocianesimo che facciano capo a intellettuali come Antonio Banfi 74 o Emilio Agazzi 75 • Nell'uno e nell'altro caso è sottolineato il Croce antidernocratico. Tuttavia in Gramsci vi è il recupero del discorso culturale del primo Croce, se non altro come momento subordinato, e una valutazione per quanto sia possibile distaccata del Croce olimpico del secondo mornento. In Banfi la ricerca delle continue aporie crociane è puntigliosa. Il pensatore ci viene presentato come l'interprete delle peggiori tendenze della borghesia, come il settatore ambiguo di tutte quelle cadenze che confluiranno nl fascismo. L'equazione Croce-antifascismo viene respinta in pieno. Il discorso vale maggiormente per Agazzi, il quale ritiene di coinvolgere nello scacco non solo il filofascismo del Croce, anche se visto in chiave anticipatrice del giovane Croce studioso del marxismo, 1na anche il successivo antifascismo di Gramsci che viene ad essere svalutato come una dialettica di motivi pseudospiritualistici 76 • L'altra componente di questa tendenza fa capo a un democratismo di marca positivistica, che circolerà in varie forme nel dopoguerra, fermo anch'esso all'aristocratico cipiglio prussiano del primo Croce. Questa tendenza nel suo complesso non tiene conto, a nostro avviso, del fatto che la posizione del Croce nei confronti del Hberaldemocraticismo della sua gioventù fu ambivalente, per la varietà degli stimoli che la sorressero e la condizionarono. Il movimento dell'antiCroce che questo primo tipo di antifascismo ha interpretato, ha finito per essere ingabbiato in schemi unidirezionali. Quali le cons_eguenze? Una prima conseguenza di questo antifascismo è stata una più o meno costante svalutazione speculativa del liberalismo, e una divisione perentoria dei termini di liberalismo e di democrazia, con implicazioni politiche che verranno sottolineate nel secondo dopoguerra. Una seconda conseguenza, che genererà fraintendimenti anche maggiori, sarà quella dell'esigenza da parte di tale antifascismo di motivare in termini speculativi moderni il concetto della den1ocrazia, dopo il divorzio con gli ideali libe74 Cfr ANTONIOBANFI, L'uomo copernicano, Principi fondamentali della filosofia crociana, pagg. 111-146, Mondadori, :Milano, 1950. 75 Cfr. E. AGAZZI, Il giovane Croce e il marxismo, pagg. 555-566, Torino, 1962. 7 6 A proposito dello studio di Agazzi su Croce ha osservato PAOLO Rossr: « A differenza di molti altri studiosi, Agazzi ritiene che sia 'un pericoloso equivoco' richiamarsi 'a Croce contro Croce, al Croce migliore contro il Croce peggiore, al Croce storicista e umanista contro il Croce 1netafisìco e teologo ' e afferma che il 'teologismo crociano' non è una caratteristica secondaria ed eliminabile del crocianesimo. Gli si potrebbe obiettare che di fatto all'eredità crociana ci si è richiamati, in Italia, in modi diversi e che, di fatto, quell'eredità ha operato in diverse e contrastanti direzioni». Storia e filosofia, Note su Croce e il marxismo, pag. 110. 112
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