Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

Manlio Di Lalla Anche nei confronti degli intellettuali antifascisti, bisogna distinguere diversi piani. Una querelle si è sviluppata in seguito, e, ancor oggi, molte sue implicazioni circolano. C'è chi ha :rappresentato Croce come un incallito antidemocratico, come un irriducibile aristocratico del mondo politico che, solo in un secondo momento, per ragioni di suscettibilità e di prestigio ha fatto propria la carica n1orale dell'antifascismo 68 • Quegli intellettuali antifascisti che hanno visto il Croce nell'ambito di questa dimensione, ne hanno sostanzialmente respinto la lezione, pur non negando alla sua complessa esperienza il valore di testimonianza 69 • Vi sono poi coloro i quali hanno sottolineato la parabola del secondo Croce, ed hanno ritenuto di farne propria l'esperienza liberaldemocratica, affermando che la seconda giovinezza di Croce era la negazione della prima 70 • Costoro hanno sempre sottolineato il presunto ancoraggio democratico a cui sarebbe giunto il pensatore, il suo impegno integrale di politico militante. A sintetizzare bene questa seconda posizione valgono le seguenti affermazioni di Stuart Hughes 71 : « Croce non volle mai riconoscere del tutto fino a che punto il suo atteggiamento si era modificato. Gli era senza dubbio sgradevole osservare quanto lontano si fosse spinto nella direzione di una militante posizione politica. Non volle neppure ammettere di essersi avvicinato a coloro che erano stati un tempo oggetto del suo urbano disprezzo. Era orgoglioso di proolamarsi un ' liberale ' o un 'umanista': il termine 'democratico' gli si fermava in gola. Ma in pratica era diventato un difensore della democrazia. Il suo sguardo nostalgico poteva tornare al XIX secolo, quando i principi liberali esistevano a11o stato puro senza contaminazioni democratiche. Ma dal se68 Cfr. GIACOMOPERTICONE, Dal posztzvz5mo al neoidealismo, op. cit., pag. 559. 09 Così ha scritto GAETANOSALVEMINI: « Croce ha dato in questo secolo un esempio mirabile di vita passata laboriosamente negli studi. Ma quando abbiamo detto questo, lo abbiamo definito solo parzialmente. Se vogliamo definirlo intero, dobbiamo aggiungere che quell'uomo di eccezionale intelligenza e capacità di lavoro non nacque nel grembo di una vergine per opera e virtù dello Spirito Santo, ma nacque in una famiglia di grandi proprietari fondiari meridionali, ed ereditò e conservò da quella origine, nelle questioni politiche e sociali, gli interessi e le forme mentali dei grandi proprietari meridionali ». La politica di Benedetto Croce, pag. 1741. 70 Tra questi intellettuali, interprete autorevole del Croce è PAOLOVITA-FINZI il quale a tale proposito ha scritto: « I due aspetti del pensiero politico crociano, prima e dopo il 1925, sono indicati e ragionati: quello etico-politico della prima maniera, che deride l'umanitarismo antistorico e proclama i diritti dell'intolleranza e della lotta, e quello etico-politico della seconda maniera, che contro l'irrazionalismo dei fascisti ricorda l'identità tra libertà e ideale morale ed eleva ciò che prima era apparso come fatua e ipocrita ideologia - cioè il lievito etico - a principio e sostanza stessa della storia». Le delusioni della libertà, cit., pag. 179. 71 Coscienza e società, dt., pag. 218. 110

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