Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

Croce tra fascismo e antifascismo S'intende che la polemica contro questi connotati dell'attualismo ha significato un articolato sviluppo della storiografia crociana nel terzo decennio del secolo, con l'elaborazione di affreschi storici dal denso contenuto filosofico, con una tetralogia che, dal 1925 al 1932, riprendeva alcuni temi giovanili del primo Croce, mentre altri ne sviluppava compiutamente. Oltre infatti a una storia -del regno di Napoli e a quella dell'Italia nell'età barocca, Croce ci dava, con rapidità e ricchezza di prospettive, una Storia d'Italia dal 1871 al 1915, e l'opera più elevata per il suo contenuto filosofico, un vero inno alla libertà, quella Stori/j, d'Europa nel secolo decùnonono, l'ultilna della tetralogia crociana. Soprattutto nella Storia d'Italia e nella Storia d'Europa, la polemica contro l'attualismo fu diretta e costante. Ma non si trattava solo di questa polemica. Era Croce che aveva fatto circolare Bergson, Sorel, Nietzsche, Machiavelli, Vico, Marx, contribuendo bensì alla sprovincializzazione della cultura italiana, ma anche alimentando il vortice contraddittoriò ciei fermenti; Croce sentiva perciò di dover fare i conti con se stesso. E fare i conti con se stesso significava non solo consegnarci un ruolo preciso della centralità della sua funzione nella cultura italiana, ma anche definire i propri rapporti con quelle correnti attivistiche che, in diverso modo, si erano ispirate ai fermenti da lui stesso fatti circolare. Così le pagine dedicate all'attivismo razionalistico, sia nella Storia d'Italia che nella Storia d'Europa, non sono meno importanti di quelle dedicate alla Destra e alla Sinistra storica, o alla prassi del liberalismo come emanazione dello storicismo dialettico. Croce ritenne anzi di definire il proprio liberalismo in pole1nica con quelle correnti che, in un modo o nell'altro, non erano state estranee alla sua predicazione. Il dibattito sulla grande esperienza riformatrice in Italia e in Europa, e sui rapporti con la grande cultura Jiberale, costituiva quindi la robusta struttura di queste due opere crociane. Abbiamo scritto che Croce, facendo i conti con se stesso nella Storia d'Italia, era cosciente soprattutto della centralità della sua funzione nel vasto movimento di rinnovamento culturale del proprio paese. Vediamo quali sono, a tale riguardo, la notazioni più rilevanti che si riferiscono alla sua funzione. « Si era, dunque, formato questo convincimento - ha scritto Croce di se stesso - che un nuovo e fecondo moto filosofico dovesse riattaccarsi al classico idealismo, ma non potesse fermar-· visi né restringersi a riempire con nuovo· materiale e a correggere in qualche particolare il quadro di quel sistema, come avevano immaginato gli scolari italiani dello Hegel, si, anzi, dovesse rompere quel quadro, liberare i possenti germi di verità che racchiudeva, e trapiantarli nel nuovo terreno della storia intellettuale e morale che si era svolta in quel 103 ;

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