Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

Croce tra fascismo e antifascismo con Corradini e con le varie tendenze nazionalistiche che ad essi si richiamarono, Croce aveva polemizzato e continuò in quel periodo a polemizzare. Anche a voler accettare la tesi dell'iniziale filofascismo del pensatore, si trattava di un atteggiamento profondamente diverso da quello volitivo e prassista di Marinetti e di Corradini. Quanto poi a d'Annunzio, il suo attivismo panico ed estetico era lontanissimo dal polo della logica crociana. Comunque, possiamo dire che per Marinetti, Corradini e d'Annunzio il fascismo era moto perpetuo, un divenire senza compatti schemi di razionalità, un moto che acquistava un -significato proprio come negazione .del passato. L'abisso con la posizione di Croce era evidente. Con Giovanni Gentile la polemica crociana divenne invece serrata, così come si definì assolutamente peculiare la posizione del Croce nei confronti di molti scolari che maturarono da lui motivi di realismo politico, ed anche nei confronti della maggior parte degli intellettuali antifascisti, anche se poi è di\'entato di moda prendere sempre da Croce lezioni di antifascismo. Con molti suoi allievi della «Voce» che da lui avevano appreso la lezione di Sorel, di Bergson e di Nietzsche, i dissensi si definirono presto nei confronti del fascismo, proprio avendo come angolazione la filosofia vitalistica. Quest'ultima finì per avere la meglio sugli impulsi concretisti dei vecchi scrittori vociani, ed il loro storicismo messianico li doveva portare su posizioni di graduale convergenza con il fascismo, o, per lo meno, di morbido afascismo crepuscolare. Gli impeti gagliardi che alcuni vociani mutuarono dalla circolazione delle idee di Bergson e di Sorel, li avrebbe portati ad approdi di totale rottura con il passato. Il dissenso con Croce non poteva non diventare integrale su tale terreno. Mentre per il pensatore napoletano il fascismo era un dato effimero della vita politica e culturale italiana, per i suoi vecchi allievi esso non solo era la proiezione di un avanzato sviluppo industriale, e, come tale, il risultato di esigenze di democrazia organicistica al posto di quella atomistica, ma corrispondeva alle rnigliori tradizioni di realismo politico della nostra cultura. Anche se essi non indorarono un blasone al fascismo, pur tuttavia lo sentirono come parte integrante del rinnovamento del clima culturale. Lo stesso Prezzolini, che dei vecchi vociani era il più distaccato e il più scettico, non mancò di dare il suo consenso ad alcuni aspetti positivi del fascismo: non da liberale, preoccupato delle tradizioni, bensì da spirito dinamico e amante del nuovo. La polemica di Croce con Gentile da un lato, e la peculiarissima posizione nei confronti di buona parte dell'intelligenza antifascista, gli hanno dato una dimensione del tutto particolare. Gli attacchi al Gentile divennero aperti nel 1923, quando in una sua nota, Contro la troppa filosofia 101

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