Manlio Di Lalla Vi era peraltro un atteggiamento psicologico e intellettuale che Croce non avrebbe mai potuto accettare, salvo a snaturare la sua dialettica dei distinti, la separazione tra teoria e pratica. Tale atteggiamento consisteva nel discutibile vezzo - prova di pessimo gusto, che, secondo Croce, avevano molti intel]ettualì - di indorare un blasone culturale al fascismo. Sì che essi par.lavano di Gioberti, di Mazzini, di Vico e di altri snaturando così la sostanza stessa del fascismo, che era quella di un empirico movimento politico e tentando di suggerire un alibi speculativo di ampie prospettive a un fenomeno che avrebbe dovuto avere una semplice funzione di temporaneo consolidamento degli equilibri politici 49 • Una tale operazione di smaccata cortigianeria, Croce non poteva assolutamente accettarla. Per due motivi. In primo luogo, perché si tentava di far passare il fascismo come una concezione speculativa compiuta, come un superamento del liberalismo. In secondo luogo, perché l'impegno politico era una cosa, quella culturale un'altra, per la tante volte ribadita separazione tra teoria e pratica. E fu proprio questo tentativo di molti compagni neoidealisti del Croce, di elaborare un salto globale, una prospettiva di palingenesi, respingendo gran parte del passato, a scavare gradualn1ente un profondo fossato tra il pensatore napoletano e molti intellettuali che avevano condiviso con lui il disegno di un vasto rinnovamento culturale. Per cui ci sembra difficile consentire con un'altra affermazione di Roberto Mazzetti so: « Il fascismo come squadrismo è, dunque, la stessa ragione che opera nella storia, o meglio, la storia come ragione. A questo proposito, neoidealismo, nazionalismo, dannunzianesimo e futurismo erano arrivati alle stesse conclusioni pratiche ». In realtà, se per Croce e Gentile, per d'Annunzio, Corradini e Marinetti alcune momentanee implicazioni politiche sembrano le stesse, profondamente diverse furono le motivazioni che ciascuno di loro diede a tali implicazioni. La posizione di Croce era, a tale rjguardo, chiara. Con Marinetti, 49 Sul servilismo di molti intellettuali nei confronti del nascente fascismo ha scritto ancora NINO VALERI: « Fu appunto contro queste storture che Croce insorse, in nome della serietà degli studi storici. E fu allora che si riaccostò (a suo modo) a M:arinetti, elogiandolo per aver dichiarato, come capo dei futuristi, che la riforma scolastica di Gentile era 'passatista e antifascista': 'Vivaddio, questo significa aver coscienza delle origini. Bravo signor l\i1arinetti. Bravo sinceramente, come ho detto e non dirò mai a coloro che si studiano di indorare un blasone al fascismo e si valgono in proposito di Gioberti e di Mazzini e dell'idealismo filosofico e dell'idealismo attualistico e di altrettante cose e nomi, che rimangono tutti meravigliati della nuova compagnia cui sono tratti a forza' («Critica» del 1924, pag. 190) ». Da Giolitti a Mussolini, cit., pagg. 228-229. so Ibidem, pag. 59. 100
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