Croce tra fascismo e antifascismo quel clima, può avere anche dei momenti salutari 46 • Le Considerazioni sulla violenza di Sorel,. di cui sin dal 1907 egli ha curato la traduzione in italiano, fanno indubbiamente ancora presa sul suo animo e lo predispongono favorevolmente nei confronti del nascente fascismo. Anche quando il fascismo avrà conquistato il potere Croce manterrà un atteggiamento di benevolo distacco, che durerà fino al delitto Matteotti. Solo tra il 1924 e il 1925 il filosofo passerà gradualmente all'opposizione, che maturerà definitivamente con la redazione del famoso manifesto degli intellettuali antifascisti del 1925. A tale proposito, sarà bene distinguere i piani su cui Croce si muoveva nei confronti del fascismo, durante i primi due anni di governo fascista. Egli considerava il fascismo come una cura salutare ma transitoria. Dopo quella lezione di forza e di realismo le istituzioni liberali si sarebbero rinvigorite, e il fascismo avrebbe esaurito la sua funzione. Se anche Croce fosse stato « un fascista senza camicia nera», secondo l'espressione indubbiamente forzata di Giovanni Gentile 47 , non c'è dubbio però che egli partecipasse al nuovo clima politico con l'animo di un liberale. Con una tale dimensione psicologica, egli vide di buon occhio la riforma scolastica di Gentile, considerata come una fervida testimonianza di sano liberalismo nel contesto del fascismo 48 • In altri termini, per Croce, la carica innovatrice del fascismo era assicurata dalla spinta liberale e, solo in tal senso, il filosofo concepiva, da parte sua e di altri intellettuali che si erano nutriti dello stes,so clima, un cauto appoggio alla nuova prassi di governo. 46 Sui rapporti tra futurismo e fascismo così come li intendeva Benedetto Croce, cfr. NINO VALERI, Benedetto Croce e il «signor» Marinetti, pag. 225, in Da Giolitti a Mussolini, cit. 47 Sui rapporti di iniziale collaborazione tra Croce e Gentile all'avvento del fascismo, sulla sostanziale approvazione della riforma scolastica gentiliana da parte di Croce, tanto da giustificare la famosa affermazione del Gentile cfr. ROBERTO MAZZETTI, Il neoidealismo italiano al governo della scuola: la riforma neoumanistica della scuola, pagg. 61-62, in Quale umanesimo?, cit.; a proposito della riforma scolastica del Gentile, come momento di proiezione liberale interno al fascismo, così Gurno CALOGERO ha scritto in un raffronto Gentile-Heidegger: « Giovanni Gentile pagò con la morte per mano di alcuni partigiani (che certo avrebbero potuto fare, in quel caso, migliore uso delle loro armi) una iniziale adesione al fascismo, compiuta soprattutto perché Mussoìini gli lasciò fare la sua (non fascista ma liberale) riforma scolastica», Intramontabile Heidegger, « Corriere della sera», 8 luglio 1971. 48 « Poiché il Gentile si era specializzato in pedagogia - doveva scrivere nel secondo dopoguerra il Croce - con molta gioia,· nel 1922, accolsi la notizia della sue nomina a ministro della pubblica istruzione, e quando per la sua opera di ministro scontentò il fascismo e Mussolini, il quale dalle cose scolastiche non voleva aver fastidio, stava per sostituirlo, io scesi a sua difesa con un articolo nel Gior- .nale d'Italia, e il Mussolini, letto l'articolo, quando egli andò a dare le dimissioni, gli disse che non era il caso perché il .mio intervento aveva risolto la questione». Il neoidealismo italiano al governo della scuola, cit., pag. 63. 99
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