Nord e Sud - anno XIX - n. 147 - marzo 1972

Vittorio Barbati Per la sua posizione strategica - basta guardare una carta geografica per rendersene conto - e per il significato simbolico che la lotta per la supremazia in quell'area ha assunto, il Vietnam si è trovato al centro di un contrasto di portata mondiale. Un contrasto sul quale hanno pesato, si può dire come un incubo, gli stessi fattori che, parecchi anni prima, avevano pesato sul conflitto coreano: le limitazioni « politiche » all'estensione del conflitto, l'ombra dell'atomica e la possibilità dell'intervento dei « volontari » cinesi. Questo è il vero sfondo, il motivo dominante della tragedia vietnamita, e in senso più ampio, della tragedia indocinese. Come è noto, l'insuccesso americano nel Vietnam è stato determinato soprattutto dalle forniture di armi ad Hanoi da parte della Russia e della Cina, oltre che dagli errori militari americani: senza tali forniture, nonostante la loro risolutezza, i nordvietnamiti ed i vietcong avrebbero potuto trovare solo una eroica fine. La guerra vietnamita rappresenta il più tipico esempio di una lotta combattuta direttamente da una superpotenza e « per procura» da altre due superpotenze. Sul piano politico-militare, gli errori degli americani sono stati molti e gravi. Anzitutto, essi non hanno saputo far tesoro della lezione impartita loro dai sovietici con la repressione, nel 1956, della rivolta ungherese (e confermata, dagli stessi sovietici, nel 1968, con l'intervento in Cecoslovacchia): quando si interviene militarmente, per qualsiasi motivo nobile o meno nobile, bisogna intervenire tempestivamente e con forze adeguate. Gli americani sono intervenuti per gradi, prima con i « consiglieri militari » e con l'appoggio a governi dittatoriali, spesso corrotti ed incapaci, e poi, a poco a poco, dopo che la guerriglia si era già affermata, con forze via via più consistenti, ma sempre inadeguate rispetto alla situazione del momento e sempre vincolate, nella loro azione, da motivi di ordine politico. Hanno preteso di spezzare la resistenza del Nord Vietnam con i bombardamenti aerei, dimenticando che questi sono efficaci più contro i paesi industrializzati che contro i paesi a economia arretrata. Hanno pensato di poter battere la guerriglia senza tagliare le sue linee di rifornimento, e cioè soprattutto la famosa pista di Ho Chi-minh, che hanno tentato di chiudere solo l'anno scorso, appoggiando un'offensiva sudvietnamita nel Laos, quando ormai le forze avversarie si erano troppo rafforzate perché tale offensiva potesse avere successo. Non ci si può stupire se, in tali condizioni, gli Stati Uniti hanno finito con l'impegnare centinaia di migliaia di uomini in un'avven36 BibliotecaGino Bianco

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