Sergio Conti Il pro,blema è evidentemente collegato alle conc~usioni estremamente onerose, per l'azienda, che hanno avuto negli ultimi anni le agitazioni sindacali nell'area torinese. Per ricostruire i margini eco-nomici anteriori al periodo contrattuale, esistevano due possibilità di scelta: o agire sui livelli dei prezzi dei prodotti finiti, o, agire, direttamente o indirettamente, sull'erogazione del lavoro·. Considerando gli effetti esiziali che può portare un aumento dei prezzi in un'impresa altamente integrata sul mercato, internazionale con impellenti problemi di co11correnzialità, non è difficile capire quale sarà la scelta. E non essendo· possibile né dilatare la giornata lavorativa, né aumentare l'intensità di erogazione, né sviluppare la forza produttiva del lavoro come mutamento delle sue condizioni (in ognuno di questi casi lo scontro sindacale assumerebbe nuovi moventi di lotta), il ricorso al mercato meridionale assume un significato preciso, in quanto intervento indiretto sulla forza-lavoro. In effetti, la caratteristica piì1 tipica degli impianti della Fiat nel Mezzogiorno è la riproduzione di intere parti del ciclo dell'auto così come tale ciclo si è config1.1rato· alla Mirafiori, nelle sue caratteristiche tecnologiche e produttive. Da un lato, quin·di, i nuovi impianti sono caratterizzati da un'elevata capacità di' assorbimento· di mano d'opera, e dall'altro contengono (come dimostra l'analisi degli svilup·pi indotti) discrete capacità diffusive, all'esterno, di aziende complementari. In questi termini cadono tutte le affermazioni tendenti ad attribuire agli insediamenti nel Sud 11na sostanziale innovazio·ne del ciclo tecnologico, o di considerarli, dì contro, un motore di sviluppo· dei territori che ne sono diventati le sedi. Pertanto, se per un verso lo scorporo di alcune lavo·razio·ni automobilistiche trova la sua logica spiegazione nelle esigenze imprenditoriali di snellimento degli stabilimenti torinesi ormai a livello di saturazione produttiva e sociale, per un altro, verso esiste la precisa necessità di diversificare territorialmente i nuo-vi impianti, al fine di evitare, o quanto meno di frenare, il processo di concentrazione operaia e prodt1ttiva quale si è verificato al Nord·. È sintomatico l'esempio degli stabilimenti di Termoli e Cassino: entrambi progettati per le lavorazioni di carrozzeria, non sorgono sullo stesso spazio (come vorrebbe una tradizionale teoria st1lle economie interne di produzione), ma sono suddivisi in due luoghi fisici ben distinti, anche se di uguali caratteristiche. Per contro, gli stabilimenti no11 di assemblaggio, ma per lavorazioni ad elevato 1 co·ntenuto tecnologico, in cui si richiede all'operaio un pur minimo livello di qualificazione, e caratterizzati da una minore capacità occupazionale, sia diretta che indotta, trovano la loro ragio11 d'essere in 88 Bibiiotecaginobianco
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