Nord e Sud - anno XIX - n. 146 - febbraio 1972

Sergio Conti Gli unici stabilimenti che sembrano esigere un apparato circostante più preparato, sia a livello di mano d'opera, sia a 1ivello di economie esterne, risultano ubicati all'interno del triangolo industriale pugliese, che già tende ad avvicinarsi, per l'organicità del tessuto produttivo, all'area nord-occidentale; verranno pertanto a determi11arsi anche qui le condizioni favorevoli che la Fiat ha per anni sfruttato a Torino e dintor11i. Si impone pertanto una prima considerazione. Se in quest'ultimo venten11io di intervento straordinario l'industria meridionale ha avuto uno svilu·ppo decisamente sottodimensionato per lo scarso proliferare della piccola e media impresa, è pur vero che un minimo di decollo si è verificato in alcune aree « puntuali »; in queste aree si può perta11to già ritrovare l'esistenza di quelle« economie da agglomerazione » che contraddistinguono un processo di evoluzione di tipo autoaccumulativo. Ora, gli insediamenti Fiat di maggiori dimensioni (a livello di addetti: nella misura di 3-4.000 unità per stabilimento) sembrano per lo più emarginare questi poli di sviluppo, per dirigersi invece verso zo11e in cui vistosa è l'esistenza di disoccupazione e sottoccupazione strutturale, come conseguenza del basso livello di industrializzazione. D'altro lato, le iniziative fino· a questo momento indotte dai nuovi impianti della Fiat (unitamente all'Alfa S11d), se compensano parzialmente il crollo e l'uscita ·dal mercato di molte piccole e medie aziende, per un altro verso non risultano quasi mai direttamente legate al ciclo di produzione automobilistico; esse sono piuttosto inserite nel processo che si accompagna all'uso dell'automobile, trattandosi per lo più di officine di riparazioni meccaniche, carrozzerie, produttori di accessori, rigenerazio11e pneumatici, ecc. Il problema dei fornitori esterni della Fiat risulta strettamente legato alle considerazioni fatte. Quanto si diceva sulle caratteristiche tecniche delle lavorazioni dei nuovi stabilimenti trova qui una nuova conferma, a dimostrazione della dipendenza funzionale dei nuovi impianti non già dal contesto pro·duttivo locale, ma dal cuore dell'organizzazionet che, almeno a breve periodo, rimane certamente Torino. In effetti, prima delle attuali decisioni di decentrame11to, oltre il 90% degli acquisti della Società provenivano da industrie settentrionali, gran parte delle quali, di d_imensioni assai ridotte, sono finanziariamente e tecnicamente controllate dal Gruppo. Per questa loro peculiarità (per essere cioè apparte11enti alla Fiat, o a suoi dirigenti, e controllate rigidamente anche sotto il profilo dell'organizzazione del lavoro) tali aziende non risultano affatto- portatrici di nuove capacità imprenditoriali. Ne derivano conseguenze negative 80 Bibi~otecaginobianco

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