Nord e Sud - anno XIX - n. 146 - febbraio 1972

Editoriale denten1ente, un mese dopo le elezioni si possono fare molte delle cose che non si possono fare un anno prima delle elezioni. E sono appunto quelle le cose che si devono fare, se si vogliono ris'tabilire le condizioni dello sviluppo econon1ico e della legalità rep·ubblicana. Perciò, nel giustificato timore che lo sbandamento a destra possa risultare fra un anno assai più grave di quanto non risulti oggi, si è pensato che dopotutto sia ragionevole anticipare le elezioni. Nel momento in cui scrivia1no tutto lascia infatti prevedere cl1e la crisi di governo si concluderà, appunto, con lo scioglimento delle Camere. Anche noi riteniamo che questa sia, allo stato attuale delle cose, la soluzione più ragionevole: non iLna fuga davanti alle responsabilità, come da qualcuno è stato detto, ma un tentativo convincente di rompere un processo di deterioran1ento che continiLa e che si aggrava. Ora, p-erò, si tratta di contenere entro dimensioni sopportabili lo sbandaraento a destra. È vero che si chiede al paese u11 atto di fede nelle capacità autoriparatrici della democrazia; e noi che lo chiediamo di questa fede sian10 nutriti. Ma quanto prima le capacità autoriparatrici della den1ocrazia comincer~nno a manifestarsi, tanto meglio consentiranno di recuperare la fidiLcia dei cittadi11i nelle istituzioni e nei partiti che queste is'tituzioni hanno il dovere di presidiare e far funzionare. Non. è qiLindi una questione di spostare a destra l'asse politico per facilitare il recupero di elettori sfuggiti al richiamo della DC, o del PLI, ma è questione di intendere e di interpretare le ragioni della sfiducia che si è diffusa nel paese e che ha dato luogo ad una disaffezione per la democrazia. Nel 1953 ci fu un contenuto sbanda1nento a destra: era il costo elettorale della riforma agraria. Anche nel 1963 ci fu un conte11uto sbanda1nento a des'tra, a favore del PLI: era il costo della nazionalizzazione dell'industria elettrica. Ora è diverso: i segni premonitori di itno sbanda1ne1ztoa destra, che si sono percepiti, non fanno pensare ad una reazione contro le rifor1ne di ceti colpiti, o che si presitmono colpiti, dalle riforme. Certo, sul voto, della Sicilia, il 13 giugno del 1971, ha infiuito la minaccia di una riforma dei patti agrari che rischia di provocare, tra l'altro, una decapitalizzazione dell'agricoltura italiana; e di qui, comunque, la necessità, come ha detto l'on. Andreotti, di una revisione delle norme sui fitti dei fondi rustici per « eliminare disparità che hanno colpito spesso piccole entità fan1iliari ». Ma ad infiuire sul voto premonitore del 13 giugno sono state anzitutto e soprattutto l'indignazione per il malgoverno, l'irritazione per il disordine, la preoccupazione per il posto di lavoro, la sensazione che tittto va male e che le forze politiche di orienta,nento democratico contribuiscono a provocare il peggio•, invece di adoperarsi per garantire il meglio. 6 Bibiiotecaginobianco

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