Ar~omenti Il problema è già complesso se viene posto solo in questi termi11i. C'è però da dire che esso non riguarda soltanto gli Stati U11iti. Se è necessario che questi trovino un indirizzo di politica economica, e in senso più ampio di politica generale, che consenta loro di conseguire un diverso equilibrio eco11omico, e quindi monetario << interno - esterno », è altrettanto necessario che, data l'ampiezza del fenomeno, tale indirizzo sia « co11cordato » con gli altri paesi interessati, per evitare i contraccolpi che un'inversione di tendenza troppo brusca potrebbe provocare. Difatti gli investimenti americani non hanno prodotto soltanto effetti negativi, nei paesi in cui si sono localizzati: sono stati e sono anche dei fattori propulsivi, hanno generato e generano produzione ed occupazione. Tornando al tema del nostro scritto, possiamo dunque notare che le spese militari americane all'estero condizionano indubbiamente la politica economica degli Stati Uniti e le attività americane all'estero, ma sono anche condizionate, in reciproci rapporti di causalità, da questi fattori. Ciò dimostra che la sicurezza europea è legata a filo doppio 110n solo alla politica militaré degli Stati Uniti, ma a11che alla loro condotta eco1101nica e monetaria. Analogamente, l'eqt1ilibrio et1ropeo - inteso nella st1a più a1npia accezione econo1nica, monetaria, politica e militare - è a sua volta, per le enormi co11seguenze che un suo turbamento potrebbe provocare, uno dei pilastri della sicurezza degli Stati Uniti. Piì.1che di un problema, in sostanza, si tratta di un complesso di problemi, che potrebbe essere pericoloso cercare di risolvere con soluzioni unilaterali; occorre invece la collaborazione di tutti gli interessati. Se si guarda a quello che succede dall'altra parte della barricata, ossia nel campo dei cosiddetti « paesi socialisti », si vede che anche là i problemi politici, economici e militari si intrecciano in modo i11dissolubile: problemi, ancora una volta, essenzialmente di equilibrio. . Sul piano globale, l'equilibrio nucleare, ossia il cosiddetto « equilibrio del terrore » ( o « dell'impotenza »), impone anche al blocco orientale - e cioè direttamente all'URSS ed indirettamente ai suoi alleati n1inori - uno sforzo estremamente pesante. E l'i11t.eresse che, al pari degli Stati Uniti, l'Unione Sovietica dimostra verso i negoziati SALT sta a provare che, anche per i suoi dirigenti, un accordo per la limitazione delle ar1ni strategiche, o almeno un accordo che freni la corsa indiscriminata al loro sviluppo, costituisce una nece~sità vitale. 71 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==