Nord e Sud - anno XIX - n. 146 - febbraio 1972

Tullio D'Aponte - Maurizio Mistri terebbe oggettivamente le possibiilità di efficace incidenza del Consorzio nell'economia regionale, impedendo una funzionale programmazione ,degli investimenti e la realizzazione di un sistema portuale agile, dotato di un'elevata produttività. Ecco perché il caso della cessazione dell'E.A.P. è un'occasione alla quale tutti guardano, con la speranza che l'Italia degli anni Settanta sia capace di superare i limiti imposti dalla geografia elettorale, sostituendo,vi quelli dell'interesse superiore della collettività 11azionale. TULLIO D'APONTE Il costo della ,~non programmazione " La classe politica italiana, almeno per la gran parte, ha assimilato a modo suo il concetto di programmazione econo,inica; per cui, dopo averlo tratto dalla sfera della razionalità empirica, ne ha fatto un feticcio o al più uno « scongiuro» da pronunc1are ritualisticamente. Riportare il concetto di programmazione dal piano feticistico a quello razionale è stato uno degli intendimenti di Pietro Arn1ani, professore di Scienza delle Finanze all'lJnirversità di Pisa. Da quasi tre anni, Armani viene annotando criticamente su « l,a Voce RepubbUcana » gli eventi fondamentali della vita economica italiana: Finanza Pubblica e Programmazione ( edizioni della Voce, Roma 1971) è la raccolta di questi artico 1 li1. Si tratta, peraltro, di una raccolta rimeditata in un discorso unitario, dove -sono stati lasciati cadere gli elementi legati alla polemica del momento. È chiaro, d'altra parte, che ogni discorso sulla programmazione non può prescindere da quello, sulla volontà delle forze politiche e socilali, così come è chiaro che a tale volontà si deve accompagnare la capacità dello Stato di tradurre le indicazioni in realizzazioni, attraverso gli strumenti adatti. Uno di questi strumentil è, p-er l'appunto, la cosiddetta politica dei redditi, che non vuol essere, come da qualche parte è stato detto, uno strumento di imbrigliamento delle istanze avanzate dai sindacati, ma piuttosto uno strumento che esalta la partecipazione dei sindacati alle scelte eco,nomiche di fondo, nella prospettiva di una cresc~ta equilibrata in co,ndizioni di pieno . . 1mp1ego. È, infatti, evidente che la tematica economica italiana è polarizzata sulla questione dell'occupazione, problema principe della nostra vita eco,nomica; e non solo perché non siamo riuscLti ad assorbire la quota di disoccupazione già esistente, ma anche perché assistiamo all'abbassarsi continuo del rapporto popolazione occupata/popolazione attiva, mentre sempre più •drammatica si fa la condizione dei giovani in cerca d1 lavoro. Occorre riprendere contatto con le economie più mature - scrive Armani - ma « ciò, ovvian1ente, sarà possibile soltanto se si riuscirà a porre 58 Bibiiotecaginobianco

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