La crisi e i suoi rimedi invece appartengono a turbamenti sociali che conducono allo scontento armato di violenza suicida, ebbene dobbiamo accordarci sui rimedi. Se tra i rimedi c'è un ripensamento sull'esperienza delle riforme sociali, noi socialisti siamo d'accordo e siamo interessati a discuterne. Con lo scopo di migliorarne l'efficienza e di considerare l'effetto pratico allo sresso modo dell'affermazione di principio. Con lo scopo di avere, dopo la legge s11lla casa, le case; dopo la riforma sanitaria, l'erogazione delle cure mediche e l'attuazione degli strumenti preventivi; dopo la ìegge universitaria, atenei adeguati ed attrezzati, con una ben diversa condizione umana e culturale di docenti e di studenti. Non vogliamo riforme inerti sui tavoli dei funzionari. Ma non vogliamo neppure l'inerzia sulle riforme, con il pretesto di volerle migliori. Se non è a questo che si mira, una comune valutazione critica sulla strategia (e sulla pratica) delle grandi riforme sociali è possibile e desiderabile. E se c'è contraddizione tra modello di sviluppo economico e politica delle riforme, noi respingiamo l'idea di sacrificare questa; vogliamo piuttosto studiare insieme gli interventi più adatti da praticare al modello stesso di sviluppo· economico per renderlo subito adattabile all'esigenza democratica di attrezzare questo povero paese dei grandi servizi sociali. Da questo punto di vista condividiamo la necessità di invertire le tendenze consumistiche imposte alle masse sociali dal grande capitale (privato e pubblico), tendenze che sono alla base di alcune deviazioni corporative presenti nella contestazione sindacale. Ma a parte tutto ciò, ed anzi prima di tutto ciò, come si è risposto allrarroganza del neo-fascismo in Italia, più tracotante dopo il 13 giugno del '71, ed anche più tollerato? Qualcu110 ha so·gnato di inseguire i voti perduti sotto mentite spoglie, qualche altro ·si è illuso di fronteggiare il pericolo inasprendo di nuovo i rapporti tra le forze democratiche di centro e le forze di sinistra. Con il risultato, nella prima e nella seconda di queste strategie, di complicare maggiormente i problemi, o fornendo argomenti all'estrema destra o rimettendola in gioco. Quest'ultima cosa è avvenuta purtroppo nell'elezione del Presidente della Repubblica. Buon Presidente, maggioranza pessima! È qui il dissenso con il PRI, dissenso esploso in una polemica qual:. che volta troppo aspra, considerando la natura e gli interessi dei repubblicani e dei socialisti. I fatti p_rovano che non si può battere in Italia l'estrema destra e al tempo stesso rifiutare il contributo ed il sostegno delle forze di sinistra. Non desidero porre in discussione la buona fede della collocazione antifascista del PRI, ma non si può negare che la logica alla 47 Bibiiotecaginobianco
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