Leadership e de1nocrazia ineluttabile della storia. Lontano da ogni ferrea legge, e dell'oligarchia e del centralismo decisionale, si deve arrivare piuttosto ad una concezione del rapporto leadersliip-democrazia basato sulla convinzione che le dec1sioni indi·viduali jnfluiscono effettivamente sul corso degli avvenimenti, e che - come diceva Emerson - « i grandi uomini esistono perché ve ne posso110 essere ancora di più grandi>>. Il dottrinarismo democratico, favorevole al « popolo » e contrario al « capo », non ha soltanto rifiutato la leadership come fatto politico, ma ha favorito, come implicita nelle proprie formulazioni, una certa denigrazione della parte che l'individuo ha avuto nella storia. Si è manifestata i11molti sedicenti difensori della democrazia la tende11za a ridt1rre il compito dell'individ110, al punto da togliergli qualsiasi importanza e da far assumere alle forze impersonali, che operano attraverso le masse, il controllo degli avven.imenti umani. Questi atteggiamenti, mascherati di determinismo ed impregnati di fatalismo, hanno finito col privare la storia delle sue dimensioni morali e col togliere all'individuo, spersonalizzandolo, la responsabilità delle proprie azioni: contraddicendo così nettamente le fede democratica nella libertà, dignità e responsabilità dell'uomo. L'attrazione del fatalismo, uno dei grandi alibi della storia che ancora può paralizzare la democrazia di massa, è sempre stata quella di offrire un rifugio dalle paure della responsabilità. Un democratico consape,,ole deve du11que schierarsi contro 11 fatalismo e vedere negli individuj capaci di apportare cambiamenti, il simbolo e la prova della libertà umana. LUIGI COMPAGNA 43 Bibii·otecaginobianco
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