Leadership e denzocrazia spiro dell'umanità, che è soprattutto respiro di liberta, il bene più prezioso che le società politiche den1ocratiche debbono difend_ere e riaffermare contro ogni arroganza corporativa e contro ogni ostinazione particolaristica. La piena dimensione del cittadi110, nella partecipazione delle masse alla vita pubblica,· si presenta come una conquista estremamente più difficile e più complessa di qua11to no11 lo fosse al principio dell'età liberale; e presuppone, in modo più intenso e più articola.to di q11anto non sia stato teorizzato dal liberalismo classico, la prese11za di corpi intermedi che sappiano porre innanzi alla moltitudine dei cittadini in termini politici, e dt1nque sintetici, le diverse scelte possibili e le conseguenze di ciascuna scelta a scadenza ragio11evolmente lo11tana. È t1n problen1a che riguarda i partiti, non solo nelle loro responsabilità verso lo Stato, ma anche a livello di strt1tture interne: le quali, per qua11to oligarchiche possano essere, non impediscono che, i11 u11 sistema politico democratico, il destino delle minoranze « organizzate » dipenda in definitiva, assai più spesso di quanto non ritenesse Michels, dalla maggioranza « non organizzata ». La verità è comunque che la democrazia moderna non può più definirsi in termini di autogoverno, ma in termini di continuità e di rapidità di circolazione delle classi dirigenti in generale, e dei ceti dirigenti politici in particolare; né può prescindere da quei problemi di leadersliip, da cui, nelle s11e prin1e in1postazioni, aveva creduto di potersi emancipare. Nella teoria classica della democrazia, infatti, ogni possibile accenno ai problemi della leadership politica veniva guardato con sospetto e giudicato anomalo rispetto alla con,,inzio11e (nata nella storia in opposizione alle tesi del « diritto divino ») che il popolo sia sempre capace di goven1arsi da solo e abbia in sé la forza e l'iniziativa necessarie per portare al successo u11a rivoluzione (Lenin e il leninismo avrebbero poi fornito la, grande smentita) e, successivamente, un governo. Dietro siffatte determinazioni (le quali era giusto che trovassero e che trovino ancora spazio e risalto negli_ schemi costituzionali) vi era l'esasperazione dell'orgoglio, che tutte le assemblee rappresentative tendono in qualche modo ad avere, di essere potere sovrano. E questa esasperazione del concetto giuridico finisce. quasi sempre con l'indebolire il senso politico di una democrazia, perché la formulazione giuridica della sovranità non deve in alcun modo pretendere di cancellare il sentimento di responsabilità storica della den1ocrazia stessa. 37 Bibiiotecaginobianco
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