Nord e Sud - anno XIX - n. 146 - febbraio 1972

Luigi Compagna constata la scarsa capacità di attrazione ~ di penetrazione del regime democratico, che, avendo a suo fondamento la ragione e la gradualità del progresso, non. offre miraggi allettanti alle masse, non seduce le impazienze delle categorie, non appaga le fantasie libertarie dell'individuo; si tratta invece di trovare, in sede di analisi storico-sociale e di proposta politico-istituzionale, le più giuste « risposte democratiche » alle istanze della « democrazia di massa ». Vi è innanzitutto un'istanza di partecipazione che, non riuscendo a valicare il confine di una partecipazione per categorie, rischia di risolversi in una pressione tumultuosa e contraddittoria, di fronte alla quale lo Stato democratico non è più capace di tradurre in atti politici di legislazione e di governo gli orientamenti e le scelte dei cittadini. Perché, per provvedere legislativamente ai bisogni dello Stato e per attuare un assiduo controllo (che non divenga interdizione) dell'opera governativa, la partecipazione degli interessi e la rappresentanza di categoria non possono certo compensare quella che Adolfo Omodeo chiamava « la rappresentanza dell'uomo tutto intero ». Nelle rappresentanze sindacali o corporative, l'individuo è rappresentato limitatamente a quello che è il suo ruolo nel corpo sociale, e in esso è portato ad identificarsi più o meno drasticamente. La sua partecipazione finisce così con lo svolgersi nel circolo chiuso di « funzioni » e « competenze », che entrano in comunicazione fra loro attraverso rapporti del tutto spersonalizzati, in cui l'apporto creativo dell'individuo si esaurisce nell'agitazione rivendicativa del ruolo in quanto tale. Qua11do si tratta di decidere dei supremi interessi dello Stato, occorre invece che il cittadino non restringa se stesso alla funzione o alla competenza per la quale è rappresentato (ed· è giusto che lo sia) nel processo sociale; occorre cioè che egli si senta un 11omo « tutto intero », sensibile ai problemi di ordine generale, e dunque capace di deliberare di pace e di guerra, di legislazione scolastica, di codici e di programmazione economica. . Il difetto essenziale della concezione « funzionale » della vita politica, come notava Rosellina Balbi rifacendosi alle implicazioni politiche delle tesi di Fromm, è quello di tendere alla sostituzione della responsabilità individuale con la responsabilità che il singolo ha, non già verso gli altri uomini, bensì verso un determinato gruppo del quale fa parte. È una co11cezione che nella storia del pensiero politico si è affacciata i11 sempre mutevoli varianti « economicistiche », e che ha finito sempre col soffocare q_uello che Omodeo sentiva come « il respiro dell'umanità ». Ed è proprio il re36 Bibiiotecaginobianco

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