Scuola secondaria superiore: ipotesi di riforma la soluzione definitiva dovrà portare la Regione a gestire in piena autonomia, con l'auspicabile cooperazione di sindacati, imprenditori e ordini professionali, le nuove strutture per la qualificazione professionale attraverso corsi la cui durata potrà essere corr1presa tra 1 e 4 semestri. Tenuto presente, poi , che tale qualificazione non dovrebbe iniziarsi comunque prima del sedicesimo anno di età, si rende indispensabile una connotazione originalme11te nuova del biennio postobbligo sul piano dei contenuti culturali, degli orientamenti e de]le finalità. Tale biennio infatti no11 può essere più fondato su moduli culturali tradizionali, inadatti a fornire una base solida ai problemi del lavoro e della vita: esclusa ogni concezione di un biennio visto come generico prolungamento della scuola dell'obbligo, o come addestramento specifico per determinate specializzazioni, converrà orientarsi verso u11 tipo di scuola cl1e assicuri una formazione culturale e pratica introduttiva ai problemi del lavoro e della società senza pretesa alcuna di tipo addestrativo particolare, sulla quale potere poi innestare la preparazio11e professionale specifica vera e propria che la Costituzione riserva alla Regione, o il proseguimento degli studi del ciclo secondario superiore. Fino a questo punto, il discorso si è concentrato qt1asi esclusivamente sulle strutture: su quelle arcaiche ed inadeguate della vecchia scuola, su quelle da delineare della nuova scuola. E questo potrebbe indurre a credere che ogni ipotesi di possibile rinnovamento riguardi solo le strutture: che, alla fin fine, sono un po' come un contenente che non si può qualificare prescindendo dal contenuto. Ora, il rinnovamento della nostra scuola riguarda certamente anche le strutture arcaiche, nate in altre epoche per esigenze diverse dalle attuali, legate ad t1n tipo di società diversa dalla nostra, una società cl1e non aveva conosciuto né la rivoluzione economico-industriale dell'ultimo cinquante11nio, né la trasforn1azione morale, politica, sociale del costume operata in Italia da 25 anni di regime democratico. Ma è pur vero che una riforma la quale si lirr1itasse a cambiare semplicemente le strutture e non innovasse sul piano dei contenuti culturali, dei n1etodi didattici, del tipo di gestione, sarebbe una riforma soltanto apparente e non potrebbe mettere la scuola in grado di rispondere alle sfide della società. Ecco perché l'istitt1zione di un'area culturale comune, articolata nei quattro settori sopra indicati rappresenterà d( per sé, un fatto innovativo di grande rilievo. 31 Bibiiotecaginobianco
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