Tito e i nazionalisti croati scopo d'indebolire il potere centrale, e di facilitare opere di « cattura ». Il 30 dicembre 1971 il segretario federale agli affari esteri, Mirko Tepavac, denunciava (intervista al giornale belgradese ~< Novosti ») come « pericolosissimi per la pace non soltanto nei Balcani » i tentativi d'inserire la Jugoslavia in una « sfera d'influenza», traendo profitto dalle sue difficoltà interne. Le spese militari nel bilancio 1972 costituiscono il 46 per cento di tutte le «uscite», e sono aumentate nella misura del 23 per cento rispetto allo scorso anno. È un fatto, che testimonia concretamente delle difficoltà crescenti di Belgrado di fronte ai suoi « vicini d'oriente »: non casualmente, nei giorni della crisi s'è accennato alla Croazia come alla « Cecoslovacchia jugoslava », con evidenti riferimenti non soltanto al presunto « metodo dubcekiano » dei suoi dirigenti, ma anche alle ipotesi separatistiche (e nel 1968 il Cremlino manovrò contro i pro .. tagonisti della « primavera di Praga » la carta del « separatisn10 slovacco », che era già stato valorizzato da Mosca trent'anni prima, in conseguenza degli accordi di Monaco, con il riconoscimento diplomatico della Slovacchia « nazistizzata » e governata dal fascista monsignor Tiso ). La « Pravda » 6 ha attribuito alla « propaganda borghese occidentale » la responsabilità dell'insorgenza nazionalistica in Croazia; a Belgrado ci si interroga sulle attività del Consolato sovietico a Zagabria e, in una prospettiva più vasta, sugli interessi dell'URSS a un intervento, che già s'esprime in sede economica con accordi commerciali vantaggiosi alle repubbliche sotto-sviluppate della Jugoslavia. La « via sovietica all'Adriatico » passa per Zagabria, oltre che per Cettigne. ALFONSO STERPELLONE 6 Mosca, 13 gennaio 1972. 23 Bib-i1otecaginobianco
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