Alfonso Sterpellone dito nazionale; il reddito pro-capite è superiore del 26,1 per cento alla media jugoslava. Nella formazione del reddito, l'industria è al primo posto (40,3 per cento); l'agricoltura dà un contributo del 19,9 per cento, gli altri settori formano insieme il restante 39,8 per cento. Nel quadro jugoslavo, l'industria occupa un posto rilevante, calcolato tra il 29 e il 30 per cento del totale: l'industria croata si distingue per specializzazioni nei settori petrolifero (più dell'80 per cento della produzione totale) e chimico (34 per cento). L'agricoltura è ancora in fase di travaglio: benché il « settore socialista » (imprese collettive) sia di gran lunga più vasto di quello privato, è quest'ultimo che fornisce il 70 per cento dei prodotti del suolo. Quanto agli altri prodotti, il rapporto è del 52 per cento del settore privato rispetto al 48 per cento di quello « socialista ». Il 30 per cento di tutte le esportazioni jugoslave provengono dalla Croazia, che contribuisce (grazie anche al turismo) all'accumulazione del 52 per cento di tutte le valute pregiate dello Stato federale: il 75 per cento del movimento turistico straniero in Jugoslavia si svolge in Croazia. Finora, Zagabria ottiene dagli organismi federali soltanto un decimo delle valute pregiate,· il 17 per cento del totale degli investimenti statali. L'elencazione può essere estesa a molti altri elementi, per spiegare un motivo di doglianza, che s'esprime non soltanto in termini di « sacro egoismo » economico. I croati temono che la scarsa disponibilità di investimenti statali influisca negativamente non soltanto sullo sviluppo economico della Repubblica, ma anche sul comportamento degli investitori stranieri, che negli scorsi anni avevano incominciato a dimostrarsi interessati per le prospettive offerte dalla Croazia (e più ancora dalla Slovenia). Recentemente, il Primo Ministro federale Djemal Bjedic ha annunciato misure intese a migliorare il sistema ·di re-distribuzione: le aziende esportatrici potranno aumentare dall'attuale 10 fino al 20 per cento delle trattenute a proprio vantaggio delle valute pregiate acquisite con le esportazioni (per le imprese turistiche, alle quali il governo di Zagabria dedica specifico interesse, l'aumento della franchigia può elevarsi fino al 45 per cento). Ma basta ciò a frenare le sempre più diffuse manifestazioni di « nazionalismo economico »? Sono legittimi molti dubbi, pur se, indubbiamente, s'attenua il senso di « privazione dei frutti del lavoro », che molti croati - individualmente e come collettività - esprimono. In realtà, il « nazionalismo economico » è una. condizione non esclusiva della Croazia, perché la si nota negli atteggiamenti dei capi 20 Bibiiotecaginobianco
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