Tito e i nazionalisti croati Jugoslavia come « somma di sei repubbliche, di sei partiti comunisti, di sei classi operaie »: tesi duramente condannate dal CC della LCJ e durante la seconda conferenza della LCJ. Nel quadro ·dello sviluppo dei movimenti nazionalistici est-europei, il Narodni Pokret croato si caratterizza per confusione ideologica; vi confluivano elementi dottrinari fondamentalmente diversi tra loro, pur se non dichiaratamente: dai miti della « nazione eletta » di Rosenberg al paternalismo monarchico e para-cattolico di Maurras, dallo « stalinismo nazionale » di Moczar all'« identificazione » autonomistica di Ceausescu. Le interpretazioni delle loro teorie erano arbitrarie, ingiustificate. Se ne dimostra,,ano preoccupati i quasi 600 mila serbi residenti in Croazia, timorosi del ripetersi d'una situazione simile a quella dell'Ulster, dove infuria la lotta tra cattolici e protestanti; essi paventavano un nuovo pogroni: ecco perché avevano costituito la Prosvjeta ( un'organizzazione di auto-difesa civica). Un'azio11e non meno incisiva sul piano della propaga11da nazionalistica era svolta, benché in sede dichiaratamente culturale, dalla Malica Hravtska, che si richiama, anche come denominazione, alla società che negli t1ltimi decenni dell'Impero austro-ungarico si batté per la difesa della nazione e della lingua croate. Prima che molti suoi esponenti fossero arrestati, il comitato direttivo della Malica Hravtska si dimise il 12 dicembre scorso, all'indomani dell'epurazione del gruppo dirigente comunist_a di Zagabria. Tito definì la Matica Hravtska come « il centro della contro-1ivoluzione »; la sua attività fu giudicata « nefasta » specialmente in zone, come la Dalmazia, nelle quali il multinazionalismo avrebbe consigliato cautela. Malica Hravtska sollecitava, tra l'altro, l'allontanamento dei docenti non croati dagli istituti culturali della Repubblica; chiedeva che in tutti i posti-lavoro si desse preferenza ai croati rispetto agli appartenenti agli altri gruppi etnici residenti nella Repubblica (serbi, ungheresi, ceki, italiani, slovacchi, ruteni, e altri); invocava una maggiore autonomia politica e un miglior trattamento economico per la Croazia. La forza della sua azione propagandistica può essere testimoniata soltanto dall'eccezionale aumento del numero dei suoi membri: erano 1.200 all'inizio del 1970, erano più di 30 1nila nel dicembre del 1971. Nella seconda conferenza della LCJ uno dei nuovi dirigenti croati, Marinko Gruic, ha affermato che a Zagabria s'era costituito un vero « stato maggiore» dei nazionalisti, con il compito di creare « centri di potere » nella LCJ, nell'Università, nel giornali, nella radio, nella t·elevisione, nell'apparato amministrativo, nel sistema economico. Tra le accuse più gravi rivolte da Gruic 17 Bibl·iotecaginobianco
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