Nord e Sud - anno XIX - n. 146 - febbraio 1972

Saggistica esigenze capitali allora espresse dal rinnovamento idealistico e tuttavia irmmanenti nella situazione storica presente, anzi ricche di futuro in quanto istanze che, oggi non meno di allora, premono per esesre realizzate: senza che possa dirsi, per altro, che la loro mancata realizzazione basti a relegarle nel dominio dell'utopia. Ecco perché Stella afferma che i crociani « a tteggiamenti1 di estraneità e di avversione al mondo contemp·oraneo » (p. 136) da Spirito sono condivisi per essere •dialettizzati. « Onde è lecito, a Spirito, concludere che l'eredità dell'idealismo non si è ancora del tutto rirvelata, e dunque che essa è tesa al futuro, proprio mentre l'idealismo sembra, in superficie, assai meno operoso e incisivo » (.p. 137). Le parole cl1e Stella richiama op,portunamente a giustificazione della linea interpretativa tenuta su questo punto, sono le seguenti: « [l'ideal~smo] ha esatrrito il suo ciclo, ma non il suo compito, e continuerà a segnare l'ostacolo con il quale dovranno cimentarsi, sempre piì.1 seriamente, non soltanto coloro che tentano di rivendicare una qualche forma di metafisica positivistica, ma anche e soprattutto coloro i quali, attraverso il marxismo, o l'esistenzialismo, devono tornare ad affrontare il problema della riforma dialettica hegeliana. L'anacronismo di un movimento neohegeliano è superato e, con la ricchezza acquisita in· un faticoso cammino intrapreso da soli, possiamo sperare di arricchire il mondo della cultura di un fattivo contributo» (ibidem). Vi è così, indubbh=tmente, nell'apeBibiiotecaginobianco ra di Spirito, un vi1gore speculativo mai eguagliato; epperò questo si associa spesso ad un costante· procedere per definizioni generalissime, nate al ·di qua di vere mediazioni filologiche e quindi talvolta carenti di reale significazione storiografica; contro le quali definizioni poi si addensa, convergendovi, un vigore dialettico che colpisce piuttosto - e per l'appunto - degli schemi ct1lturalistici eccessiivamei1te scarnificati da un intento di semplificazione chiarificatrice. È questo - ci pare - cl1e non gli consente un più serrato rapporto con Croce e che non gli fa tenere abbastanza conto della po·derosa azione di rinnovamento da lui svolta sulla cultura ital~ana. Altra volta, del resto, noi ci permettemmo di ricordare come Croce, se nel 1893 fu uno dei primi a parlare tra noi di Simmel, nel 1949 fu addirittt1ra anche il prin1.o a notare la novi tà di un Lévi Strauss, mentre negli anni '30 era stato i~ primo editore italiano di Dewey filosofo,, quando tale pensatore era da noi considerato appena come un pedagogista. Abbiamo fatto solo tre esempi, ma quanti altri se ne potrebbero indicare! Del resto, scrivere un saggio su Croce recensore sarebbe cosa non di scarso lavoro, tanta è la mole delle questioni che in tal caso andrebbero segnalate. Inoltre, se la posieione ·di Croce fu violentemente contraria al neopositivismo ed all'esistenzialismo (e non diverso è sempre stato - come Stella ricorda - l'atteggiamento di Spirito rispetto alle medesime correnti), le incomprensioni e le chiusure degli esistenzialisti e dei neopositivisti nei confronti dell'idea125

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