Nord e Sud - anno XIX - n. 146 - febbraio 1972

Francesco de Aloysio pure vi è « un campo, forse proprio il più vasto ed importante per la umanità del nostro tempo, in cui accade esattamente l'opposto: il mondo del lavoro» (p. 32). Come p·uò vedersi dagli esempi fin qui indicati, che poi sono solo alcuni fra i1tanti che il lettore trova, l'indagine di Stella va oltre l'analisi della semplice ricostruzione delle interpretazioni del pensiero· crociano, per coinvolgere il più vasto ori1entamento teorico-speculativo da cui, di volta in volta, tali in terpretazioni vengon fuori. Ciò è evidente già nella prima parte de Il giudizio su Croce, ma ci sembra che si accentui di! più nella seconda. Si pensi alle p1 p. 132-76, la prima parte del capitolo Logica e storiografia. Filosofia e vita, tutta dedicata a Spirito, Lombardi, Garin, Gennaro Sasso, ecc. Sono pagine densissime, del tutto tese a focalizzare, accanto al valore ermeneut~co del giudizio sul Croce offerto da tali autori, i temi del loro orientamento speculativo, e ciò 11iente affatto per mezzo di divagazioni, quasi delle evasio,ni, quanto piuttosto a cal1sa di una intrinseca necessità, giacché si tratta di dare conto, appunto,· di un cammino speculativo da ciascuno maturato in quanto Croce, prima di altri, o accanto ad altri, è stato il maestro, la guida, insomma l'autore sentito più vicino. È un punto, questo·, sul quale occorre sostare un tantino, anche perché, per esempio nel caso di Spirito, più di un lettore potrebbe rimanere perplesso a prima vista. Sulle orme di Garin, Stella pone l'accenso sul carattere dell'attualismo « co124 Bibiiotecaginobianco struttore », eh~ s1 incarna in « una parentesi del fare e non del teorizzare, nel tramite dell'amore per le scienze», per concludere che ciò è sostanzialmente un esito dello storicismo crociano considerato quale « concreta attività storio,grafica, ossi1a, co·me voleva Spirito, pensiero in atto e no·n teoria dell'atto » (p1 p. 134-35). Spirito tuttavia, si potrebbe obiettare, ha dato, ciò nonostante, dei giudizi fortemente restrittivi sul Croce. Certamente! Ma è proprio Stella che pro•pone un tale riliievo, potendo subito ribadire che nell'uno come nell'altro caso, cioè sia in quello del Croce che in quello del suo critico aspro e severo, si è tentato pur sempre di « stingere la coscienza in una unità ugualmente i1stituibile sui diversi atteggiamenti co•n cui essa vive il reale e se lo rappresenta ». Però, continua ancora Stella, se questo è al fondo dei rispettivii atteggiamenti, ri1narrebbe pure che Spirito rimprovera al Croce l'estraneità al suo tempo, al marxismo, all'esistenzialismo, al neopositivismo, alla realtà poliitica infine, se non fosse che tale estraneità, propria del resto non del solo Croce ma dell'idealismo del primo Novecento nel suo com.plesso, non si riveli poi, se si guardi alle motivazioni fondamentali, assaii più apparente che reale. Tema ricorrente del pensiero di Spirito in una certa st1a fase, quella che si spinge fino ai tardi anni sessanta, è difatti il recupero della presenza attualistica e (subordinatamente· alla funzione di punta dell'attualismo) il recupero degli aspetti più profondi che accomunano lo storicismo crociano alle

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