Nord e Sud - anno XIX - n. 146 - febbraio 1972

Tito e i nazionalisti • croati di Alfonso Sterpellone Nella fase più grave della crisi croata il presidente jugoslavo, Josip Broz Tito, disse (18 dicembre 1971): « Entro sei mesi sarebbe insorta una guerra civile. E io, come capo dello Stato e del partito, non avrei mai potuto consentire che qualcuno giungesse dall'estero per metter ordine da noi. Piuttosto, avrei impiegato ' mezzi estremi ' ». Quattro giorni dopo, celebrando a Rudo la « giornata dell'Esercito », egli disse: « Il nostro esercito ha anzitutto il con1pito di difendere il nostro Paese da tutti i nemici esterni, ma deve anche proteggere le conquiste della nostra rivoluzione all'interno del Paese, se necessario. Io sono convinto che abbiamo la forza necessaria per svilupparci pacificamente, ma se dovesse accadere il peggio, ... l'esercito è pronto ». Diverso è stato il tono di Tito nei due discorsi pronunciati alla seconda conferenza della LCJ (Lega dei Comunisti Jugoslavi), svoltasi in Belgrado tra il 25 e il 27 gennaio 1972. Nel primo intervento egli ha detto: « Dichiaro davanti al mondo intero che è ridicolo parlare sempre d'uno stato di crisi in Jugoslavia, d'un pericolo di disgregazione. La Jugoslavia è una comunità forte, la Jugoslavia ha la sua LCJ e la sua Alleanza Socialista, che inquadrano milioni di cittadini 1 • La Jugoslavia ha anche un'altra forza, che io non non1inerò, ma che tutti conoscono bene ». Era un nuovo evidente accenno all'esercito e alla sua capacità d'intervento. Poi, nel secondo discorso (27 gennaio), s'è riferito ancora una volta alla crisi croata del novembre-dicembre 1971, dicendo: « Alcuni affermano che saremmo dovuti intervenire prima, ma la critica non è giusta. Abbiamo adottato provvedimenti tempestivi, e questa crisi sarà facilmente superata ... I dirigenti che hanno sbagliato dovranno essere espulsi dal partito, ma chi ha violato· la legge dovrà rispo11derne davanti ai tribunali ». Egli ha esortato a evitare la« caccia alle streghe »; e ha concluso in tono rassicurante: « Non siamo un Paese dai piedi d'argilla: abbiamo piedi, gambe e tutto il c·orpo molto solidi, e lo di1nostreremo ». 1 Gli iscritti alla LCJ sono un milione; quelli all'Alleanza Socialista 8 milioni. 9 Bi'bliotecag inobianco

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