Nord e Sud - anno XIX - n. 145 - gennaio 1972

Giorgio Nebbia risolvere soltanto con una nuova cultura anticonsumistica e antieconomica, se al termine « economia » si dà il :significato egoistico della massima produttività e del massimo profitto, caro alla società paleotecnica, senza considerare se i prodotti di rifiuto avvelenano l'aria, l'acqua o il terreno dei vicini o della co,munità, dal momento che il rispetto degli altri comporta costi per ciascuno degli inquinatori, ·dagli indt1r striali agli abitanti delle città. La continenza tecnologica. - In questi mesi sta sbarcando anche da noi un'utopia ascetica, sognatrice e radicale che serpeggia sulla costa occidentali degli Stati Uniti e che raccomanda di produrre di meno, di essere di meno sulla Terra, che contesta certi ideali di cui ci siamo finora nutriti e propone nuovi modelli di comportamento. Il fermento di contestazione dell'attuale società degli sprechi e dei rifiuti è ancora indistinto e contraddittorio, non ha ancora dottrine certe: quello che potremmo chiamare movimento ecologico riunisce, stranamente, gente della più diversa estrazione, da una « sinistra » che contesta non solo la società dei consumi capitalistica, ma anche il socialismo sovietico ·perché, ecologicamente, è troppo a destra, a gente animata da sentimenti « religiosi » co1ne quelli della nonviolenza - in questo caso nonviolenza alla natura -, a chi cerca nel Cristianesimo i nuovi modelli di comportamento rifacendosi a San Francesco che ha posto sullo stesso piano dell'uomo, chiamandoli fratelli, gli altri esseri viventi e gli altri miracoli della natura, con i quali, oltre che con l'uomo, il Creatore ha voluto manifestare la sua grandezza e che per questa rag.ione vanno· rispettati e amati. Per questi ultimi contestatori salta così fuori un nuovo concetto di « peccato », che comprende quelle azioni sulla natura e sull'ambiente che sono in contrasto con il principio dell'amore per il prossimo, per quello che è vicino a noi, che conosciamo, ma anche per quello che è lontano da noi, in qualsiasi punto della Terra, e per il « prossimo del futuro », che non conosceremo mai, ma al quale siamo legati da una grande solidarietà planetaria. ·Così, indipendentemente dal reato nei confronti delle leggi umane, sul piano morale si arreca danno al prossimo quando lasciamo l'automoµile parcheggiata in seconda fila, quando usiamo il DDT (perché questo, entrando nella catena alimentare, si diffonde in tutti gli organismi viventi sul globo, mettendone in perico1o, la sopravvivenza), quando usiamo in eccesso energia (perché l'uso dei combustibili fossili provoca un inquinamento che. in qualche decennio•, può modificare il clima del pianeta e far peggiorare le condizioni di vita dei suoi abitanti); è forse 96 Bibiiotecaginobianco

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