Nord e Sud - anno XIX - n. 145 - gennaio 1972

La società dei rifiuti gioco del più miope padronato che, in cambio di pochi posti di lavoro, avvelena l'aria e le acque assicurandosi profitti in condizioni che gli sarebbero negate, per esempio, in altre parti d'Europ·a: senza rendersi conto che il deterioramento dell'ambiente ricade più pesantemente proprio suì figli dei lavoratori e dei poveri. E ancora - sono le ob,iezioni della parte più miope degli imprenditori - : se fate queste storie, vado ad installare la mia fabbrica altrove; con l'illusio11e che esista un << altrove » dove un consiglio comunale, preso per la gola, sia disposto a cl1iudere gli occhi per gli inquinamenti. O, infine, c'e la scusa che le leggi mancano, mancano gli standards per le co11centrazioni degli effluenti liquidi e gassosi, fingendo di dimenticare che già attualmente le leggi esistenti, per quanto antiche, permettono - e ne abbiamo avt1to 11umerosi esempi - di agire contro gli ing_L1i11atorei g]i spe ulatori, solo che esista la volontà politica di farlo. Una citltura ecologica. - Nessuna nuova politica dell'ambie11te è peraltro possibile se non è accompagnata da una nuova cultura, da elaborare e da adottare, che si contrapponga a qt1ella attuale che esalta la produttività, i consumi, il successo economico. La nuova cultura dovrebbe ir1durci ad accettare dei sacrifici materiali i11 cambio della possibilità di vivere in un mondo più pulito, di ritrovare un rapporto umano col verde e con gli altri esseri viventi, di lasciare un ambiente accettabile ai futuri abitanti della Terra. Se si vuole arrivare veramente alla conservazione della 11atura, bisogna compiere una revisione radicale dei modelli di comportamento finora adottati, bisogna rifiutare l'egoismo, lo sfruttamento e il disprezzo per il inondo circostante, che costituiscono i canoni della società paleotecnica e che sono i veri res·ponsabili della degradazione della natL1ra. Bisogna contestare l'egoismo e la furberia, bisogna cambiare la maniera di ragionare, accettare sacrifici, imporsi modestia e austerità. Tutela e conservazione della natura significano avvicinarsi di,rersamente ai gran~ di problemi della casa, della ci.ttà, del lavoro, delle risorse naturali, riformare la nostra valutazione di ciò che è « economico », realizzare quella società auspicata da T.S. Eliot che, già trent'anni fa, nel suo saggio L'idea di una società cristiana, denunciava: « l'organizzazione della società sulle basi del profitto individuale" e della distruzione collettiva dei beni conduce sia al deturpa1nento dell'umanità attraverso t1n industrialismo indisciplinato, sia all'esaurimento delle risorse naturalL Buona parte del nostro progresso materiale sarà forse pagato a caro prezzo dalle generazioni futur~ ». · Il problema della sopravvivenza dell'uomo sul pia11eta Terra si pLlÒ 95 BibJiotecaginobianco

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